È una delle criticità più rilevanti dell’intero territorio della Municipalità. L’annosa questione del dissesto idrogeologico pirrese continua infatti a preoccupare ad ogni acquazzone mandato giù del cielo.
L’ultimo è andato in scena lo scorso gennaio, quando, come spesso accade a Pirri, la conta dei disagi e dei danni è stata salata. Da allora sono passati sei mesi e intanto i cittadini ancora aspettano i fondi ministeriali che dovranno finanziare la messa in campo di nuove e più efficaci soluzioni di contrasto al problema.
Con i soldi in cassa, l’obiettivo principale del Comune di Cagliari, che è già intervenuto nel recente passato con la costruzione delle vasche di via Socrate e via Stamira, sarà quello di realizzare una canalizzazione dedicata alle acque bianche, destinate a sfociare direttamente nel canale di Terramaini.
«Si tratta di un buon progetto ma da solo non può bastare – spiega l’ingegnere pirrese Andrea Scioni – per eliminare al 100 percento i rischi legati al dissesto idrogeologico si dovrebbe approntare anche un sistema di parchi allagabili, che, oltre a raccogliere l’acqua, tra l’altro, hanno la particolarità e l’utilità di fungere da arredi urbani».
Ma quanti parchi allagabili servirebbero, secondo lei?
«Tre: uno dietro i parcheggi della Città Mercato, uno nella zona di Terramaini e uno in via Montecassino».
Come fa a essere così sicuro che con questo doppio intervento il problema del dissesto idrogeologico verrà neutralizzato definitivamente?
«Ce lo dicono i numeri: se osserviamo i dati sulle alluvioni a Pirri negli ultimi 50 anni, è facile comprendere che la capienza complessiva offerta dalla canalizzazione e dai parchi allagabili sarebbe superiore alla portata d’acqua di uno di questi eccezionali nubifragi. Con le vasche, invece, questa superiorità non si avrà mai: come possono d’altronde opere da 8mila metri cubi di capacità contenere 200mila metri cubi di pioggia?».
Sta dicendo che le vasche sono inutili?
«Sì, proprio così».