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Sardegna: terra di spiagge e mare da sogno ma senza bagnini. La protesta di Libe.r.u.

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Sardegna terra di mare e di spiagge: con un problema, e bello grosso.

Nessun bagnino in vista sulle nostre coste. A segnalare la situazione, non proprio rassicurante è il partito indipendentista Libe.r.u. – Lìberos Rispetados Uguales. Perché la Regione non investe sulla sicurezza in spiaggia istruendo giovani e formandoli come bagnini?

«A fine marzo, lanciammo un appello all’Assessora all’Ambiente Donatella Spano, che ha delega alla Protezione Civile, affinchè si attivasse in tempo per l’erogazione dei fondi regionali  necessari all’attivazione del servizio di salvamento a mare nei circa 2000 km di coste sarde. “Agire in tempo vuol dire salvare vite. Alla Regione interessa?”. Era questo il titolo del documento da noi pubblicato. La Regione pare ci abbia risposto, non direttamente ma con i fatti.

Siamo ormai a luglio, nella quasi totalità delle spiagge sarde degli assistenti ai bagnanti non c’è neanche l’ombra e, a stagione estiva ormai inoltrata, le morti per annegamento o per malore sono quasi all’ordine del giorno. Il 9 maggio 2017, in effetti i fondi sono stati stanziati e corrispondono a 800.000 euro da dividere in tutti i Comuni sardi che ne hanno fatto richiesta, ovvero la stessa cifra esigua stanziata nel 2016, che servì a lasciare scoperte dal servizio la maggior parte delle spiagge.
La questione più spinosa è quella dei contratti lavorativi: la Regione, che ha contestato il metodo di pagamento scelto dalle associazioni di volontariato (che hanno gestito il servizio di assistenza ai bagnanti e trattato i bagnini come lavoratori e non come volontari), ha deciso di non rimborsare i Comuni per il servizio del 2016, lasciando un pesante buco nel bilancio comunale.
Intanto, in mezzo a queste beghe burocratiche, le spiagge sono sempre più affollate e i Sardi e i turisti vanno in spiaggia con la consapevolezza di non avere nessun tipo di assistenza in caso di malore. L’unico accorgimento che hanno potuto adottare gli enti locali, è stato quello di installare dei cartelli in cui si avvertono i bagnanti che la spiaggia è sprovvista del servizio.

La Sardegna, che dovrebbe fare sì che il  turismo rappresenti una percentuale importante del PIL e che diventi uno dei settori trainanti dell’economia, può permettersi di negare questi servizi fondamentali? La Sardegna, in cui metà dei giovani non lavora, può permettersi di rinunciare a queste piccole opportunità lavorative stagionali, impedendo a ragazze e ragazzi disoccupati di avere una tregua dalla situazione economica disastrosa in cui vertono? Ancora una volta l’Assessora Spano, con l’inerzia che la contraddistingue, ha dimostrato che la Giunta continua e permanere nel suo stato di quiete di fronte a qualsiasi problematica».

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