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Renato Raccis, il primo vero bomber sardo. Giocò nel Milan e vide la sua carriera interrotta dalla tubercolosi

Esattamente 95 anni fa nasceva a Mandas colui che può essere considerato il primo grande bomber sardo della Serie A. Era il 17 giugno del 1922 e nella cittadina tanto cara a D.H. Lawrence veniva alla luce Renato Raccis. Il piccolo Renato si trasferisce presto a Cagliari, qui ha l’occasione di iniziare a giocare a calcio.

Prima tappa è la piccola squadra del San Saturnino, di lì, col passare degli anni trova spazio in una serie di squadrette giovanili tra cui l’Intrepida e la Littoria. Alla fine del 1937 approda alla San Giorgio di Cagliari, giovane formazione in ascesa in quello scorcio di fine anni ’30. Dopo qualche mese nella formazione B, il tecnico decide di farlo debuttare in prima squadra e, visto l’esito positivo, il quindicenne Raccis è pronto per debuttare nel torneo di I Divisione (massima categoria regionale dell’epoca). Durante il debutto ad Iglesias, contro la temibile Monteponi, va subito in rete facendo disperare il fortissimo portiere ex Cagliari Cenzo Soro. L’annata è trionfale e la San Giorgio vince il Campionato. Così per la stagione 1938-39 Cagliari potrà vantare per la prima ed unica volta nella storia due squadre: i rossoblù del Cagliari e gli arancioni della San Giorgio. Le due società vengono assegnate a due gironi differenti, così sfuma il derby che può giocarsi solo in Coppa Italia. La San Giorgio di Raccis, volenterosa ma inesperta e con pochissimi fondi a sua disposizione disputa un campionato generoso e termina penultima. Nonostante però la Federazione proceda al ripescaggio il suo presidente rinuncia per dissesto finanziario. Renato Raccis, giovane stella sedicenne, viene ceduto al Prato che paga la strabiliante cifra di 140 mila lire. Così la Saetta di Mandas disputa 3 stagioni con la casacca pratese. In 84 partite disputate realizza ben 71 reti. Con questi numeri non può passare inosservato agli occhi delle grandi squadre. Ad aggiudicarselo sarà il Livorno. Con la maglia amaranto alla prima stagione sfiora uno storico scudetto che sfugge per un solo punto.

Il titolo sarà del Grande Torino di Valentino Mazzola. Dopo la parentesi della guerra – dove gioca ad Asti nel 1944 e a Torino nel 1945, con le maglie della Juventus e della Lancia (di fatto seconda squadra della Juventus) con un memorabile derby col Torino nell’aprile del 1945 – culminato con una rissa e colpi di arma da fuoco sugli spalti presidiati dalle truppe tedesche – ritorna a Livorno. Due ottimi campionati gli valgono il salto di qualità:  nell’estate del 1947 Renato Raccis passa ai rossoneri del Milan. Nel ruolo di mezz’ala sinistra si merita lo sguardo attento di Vittorio Pozzo, commissario Unico della Nazionale di calcio ma non  riesce  ancora ad esordire perché il suo rivale è un certo Valentino Mazzola. Il campionato procede e sorprendentemente a dicembre il Milan strappa la posizione di testa al leggendario Grande Torino. Ai primi di marzo sono ancora 4 i punti che separano le due rivali. Sembra che il Milan possa riuscire lì dove tutte hanno fallito prima. Poi accade qualcosa, Raccis appare stanco e poco lucido, fallisce un rigore determinante nell’incontro che i rossoneri perdono con il Bologna il 21 marzo 1948. La domenica successiva si disputa l’incontro Milan-Triestina, Raccis appare stremato e disputa una partita incolore. A fine incontro i medici del Milan si rendono conto che ha la febbre alta, viene subito ricoverato, qui emerge in tutta la sua drammaticità la causa dello scarso rendimento del ventiseienne di Mandas. I medici gli riscontrano una forma di tubercolosi. Renato Raccis piomba in un incubo, viene ricoverato in un sanatorio, non ne uscirà prima di un anno. La sua carriera è stroncata, la fulgida stella sarda, che saliva anno dopo anno sempre più in alto, improvvisamente declina e si inabissa sotto i colpi della tremenda malattia.In carriera ha totalizzato complessivamente 91 presenze e 36 reti in Serie A. Dopo anni i suoi avvocati riusciranno a provare che il male era in parte dovuto all’imperizia dei medici sociali rossoneri e riesce così ad ottenere un cospicuo risarcimento. Durante gli anni ’50 e ‘60 prova ripetutamente ad avviare la carriera di allenatore, ma con scarsissimo successo. Rientra infine a Cagliari dove si spegne nell’agosto del 1979 all’età di soli 57 anni. (Mario Fadda).

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