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Cent’anni fa a Cagliari il tragico affondamento della corazzata francese Danton

di Mario Fadda

Negli oltre cinquanta mesi di guerra che sconvolsero il mondo tra gli anni 1914 e 1918, diverse e immani tragedie si consumarono in un conflitto che per la prima volta nella storia appariva spaventoso in terra, aria e mare. Le fanterie e artiglierie si scontrarono, come mai prima di quel momento era accaduto, fino all’esaurimento di ogni forza e risorsa. Su in aria, lungi dalla visione romantica degli scontri tra gentiluomini aviatori, che si sfidavano attenendosi spesso ad un preciso codice etico e cavalleresco, cominciavano a terrorizzare i bombardamenti mirati che, da rudimentali bombardieri e sempre più imponenti dirigibili, piovevano sugli inermi abitanti delle città aggredite. In mare, oltre allo scontro tra eleganti e micidiali corazzate, bisognava guardarsi dal pericolo portato dai sempre più numerosi sommergibili che infestavano i mari e che erano alla costante ricerca di altre navi da affondare.

Proprio al 1917 è legato un fatto che riguarda da vicino la Sardegna e Cagliari in particolare. Il 19 marzo, una delle migliori corazzate battente bandiera francese, navigava da Tolone da circa 24 ore diretta a Corfù, allo scopo di raggiungere il resto della flotta transalpina. Quando al sud ovest dell’Isola di San Pietro, alcuni marinai notarono la scia bianca, non poteva trattarsi che di un sottomarino, il comandante della nave, Tenente di Vascello Delage, ordinò di sparare, in mancanza di obbiettivi visibili, un colpo di cannone. Poco dopo in tutta risposta 2 siluri, lanciati dal sommergibile U-Boot U64, colpirono in pieno la Danton, che s’inclinò a babordo ed affondò di prua.

La superba corazzata, che costituiva un dodicesimo della flotta francese, portò con sé in fondo al mare 296 uomini, tra cui molti ufficiali e lo stesso comandante Delage. 300 naufraghi vennero salvati da due pescherecci, gli altri furono recuperati dal cacciatorpediniere Massue, che faceva da scorta proprio alla Danton. Dopo il disastro giunsero, accolti dalle autorità cagliaritane e dal console francese, circa 800 superstiti e 4 morti. Il 21 marzo nella cattedrale di Cagliari si tennero le solenni esequie per i 4 caduti, questi in qualche modo dovevano rappresentare i restanti 300 sfortunati che giacevano in fondo al mare. Così la scrittrice di Iglesias Amelia Melis De Villa, avanguardista del movimento pre femminista con il suo giornale “Cordelia”, presente sul molo all’arrivo dei naufraghi e ai funerali, descriveva la scena, poi confluita sul suo libro “Piccole Prose di guerra”:

«All’alba la città bianca guardò sbigottita attraverso i rosei veli, il mare glauco, su cui s’era specchiata tante volte in ore di profonda dolcezza – Ahimè! Ora tutto era diverso e quel mare non pareva più il bel golfo degli Angeli […] Già nella notte, la città bianca, non dimentica di sue ore di profonda passione, accogliendo i naufraghi, aveva dato il suo bacio più puro d’amore […] Altre anime sorelle – e forse mai così, in tutta la più pura espressione di femminilità – vengono incontro all’anima che ascolta nel silenzio.
È vero che giungeranno altri naufraghi?
Ah, si? Altri…
Siamo venute per questo…
Sono due suore francesi: due ombre nere con qualche cosa di bianco: il soggolo e il dolce viso […]
Siamo andate all’ospedale, abbiamo pregato davanti alle salme… poveri giovani e povere madri! […]
Abbiamo portato il saluto della mamma lontana […]
Domani saranno i funerali, solenni. Sono già per la città, ai muri delle case, gli inviti listati a nero… che tristezza! Tutta Cagliari converrà per rendere l’estremo tributo d’onore».

Ai funerali, alla presenza del console francese, i quattro marinai caduti vennero ricoperti col tricolore francese. Tutta la città convenne per portare il saluto ed il mesto corteo sfilò in un rispettoso e composto silenzio tra due imponenti ali di folla. Nel 2007, durante lo studio dei fondali, per meglio delineare il tracciato di un gasdotto, la Geo Prospector, nave idrografica, identifica sul fondale, a 90 anni dal naufragio, il relitto della Danton.

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