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L’arte instancabile di Daniela Frongia Jana’s, autrice del nuovo murale a San Gavino

Ha da poco completato un nuovo murale-installazione decorando una delle pareti storiche del suo paese, San Gavino, ma è già di nuovo all’opera con tanti nuovi progetti. Parliamo di Daniela Frongia “Jana’s”, artista 36enne eclettica e poliedrica, a cui l’Associazione Culturale Skizzo (sempre sostenibile online per il suo progetto di riqualificazione urbana) ha proposto di aggiungere un nuovo pezzo alla ormai vasta collezione di murales presente nel paese del Medio Campidano.

Quando la incontro, Daniela si definisce una Fiber Artist, ma addentrandomi nel suo laboratorio mi accorgo subito di essere circondata da forme ed espressioni molteplici, e mi sento proiettata in un mondo intimo e prolifico, in cui entrare in punta di piedi e scoprire ad ogni angolo un dettaglio diverso. Lei stessa mi spiega che si dedica «soprattutto all’arte contemporanea, ma con un approccio che mantenga vivo il legame con il passato ed il dialogo con le nostre radici, rappresentate dai nostri avi».

Parete del laboratorio di Daniela Frongia Jana’s

Le “domus”, uno dei soggetti ricorrenti nella collezione di Daniela, realizzate in diversi materiali come lardiri, lino, carta, cenere, lana e paglia

E infatti, non a caso, anche le diverse manifestazioni della sua arte, ad uno sguardo più attento, appaiono tutte in qualche modo legate attraverso i fili che Daniela produce, che siano di lino, cotone, lana, o altre fibre naturali. Un’unione di dettagli a cui si adatta perfettamente l’espressione “filo conduttore”, e in cui alla fine ciò che conta davvero è la somma degli elementi: «In moltissime delle mie composizioni, con il filo scrivo tanti pensieri importanti, che poi sovrapponendosi non sono più comprensibili. L’intento – spiega – è proprio quello di farli scomparire, e di rendere visibile soltanto il risultato complessivo».

I libri in cui Daniela racconta, sempre con il suo linguaggio d’artista, la storia dei materiali che usa per le sue creazioni (lino, lana, pietra ecc.)

Lo stesso accade in questa nuovissima installazione, di cui rivela i particolari meno evidenti: «I fili di lana, simbolo del connubio uomo-animale, rappresentano i racconti che vengono tramandati di generazione in generazione, dalla bocca dei più anziani alla mente dei più giovani, i quali a loro volta dovranno condividere questa preziosa eredità e trasmetterla. Al centro – prosegue – c’è il risultato di questo scambio, rappresentato dagli alti e bassi delle frequenze e delle tonalità delle voci, prodotte dalle corde vocali, anche esse riconducibili ai fili». Insomma, tutto ciò che è presente in natura è legato da delle corrispondenze, più o meno sottili e visibili. È ciò da cui noi abbiamo origine, ma secondo l’artista oggi «andiamo troppo veloci e il progresso si compie sempre più a discapito del passato e delle relazioni umane. Ci evolviamo sempre di più – osserva – ma in realtà siamo sempre più soli e meno ricchi interiormente».

Il dettaglio dei fili del murale-installazione “TRAMAnDARE”

Anche i visi a metà hanno un senso: «non conosciamo mai nessuno nella sua totalità, neanche noi stessi, e questo perché abbiamo sempre bisogno degli altri per completare la nostra identità. Da soli non esistiamo». E lo sa bene lei che, dopo tanti anni a Firenze a frequentare l’Accademia di Belle Arti, è tornata nella sua terra circondata da famiglia e amici. In Sardegna, dal punto di vista della cultura, si può fare ancora tanto: «Purtroppo i nostri limiti geografici si riflettono anche nelle nostre menti, che rimangono spesso troppo chiuse e restie a confrontarci con tante altre forme ed esperienze al di fuori dell’isola. E questo non ci aiuta a sviluppare una cultura aperta e dinamica».

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