Site icon cagliari.vistanet.it

I fanghi acidi della Fluorsid anche a Santa Gilla: inquinamento accertato dalla Forestale

fluorsid

Sono finiti anche nella laguna di Santa Gilla i fanghi acidi e le acque non depurate provenienti dallo stabilimento della Fluorsid di Macchiareddu. È quanto emerge dalle 168 pagine dell’ordinanza firmata dal Gip di Cagliari che ha fatto scattare le manette per alcuni dei vertici dell’azienda e delle ditte di appalto. L’episodio risale al 12 gennaio del 2016, l‘inquinamento era stato accertato dalla Forestale. Le acque dovevano essere trattate da un impianto interno della Fluorsid in modo da raggiungere “determinati parametri chimico fisici” per poi confluire nell’impianto di trattamento del consorzio Tecnocasic e da qui, dopo ulteriori passaggi, immesse in laguna. Ma il 12 gennaio si verificò il cosiddetto “fuori servizio”, cioè la fermata di Tecnocasic per manutenzione. Nonostante lo stop, in laguna finirono acque non depurate provenienti dalla Fluorisid, che si giustificò dicendo che anche da loro si era verificato un “fuori servizio”.

Ma, sottolinea il Gip, «era una menzogna diretta a nascondere un malfunzionamento dell’impianto, di cui in Fluorsid si era acquisita piena consapevolezza». Lo conferma anche una intercettazione telefonica in cui Alessio Farci, responsabile della produzione alla Fluorsid, parla con la moglie. «Uno degli impianti nostri – dice l’ingegnere – non è stato controllato come doveva essere controllato, ha sfiorato e… praticamente è finito fango nella laguna di Santa Gilla, quindi puoi bene immaginare il danno che c’è dietro». Il malfunzionamento dell’impianto era stato anche riscontrato da una dottoressa tirocinante alla Fluorsid che aveva avvisato Farci.

In carcere a Uta sono iniziati ieri gli interrogatori fiume: nove ore di domande e risposte per Simone Nonnis, difeso dall’avvocato Alberto Ippolito. Le prime due ore davanti al Gip del Tribunale di Cagliari, Cristina Ornano, il resto con il pubblico ministero Marco Cocco che è titolare dell’inchiesta sul presunto inquinamento nell’area attorno alla Flursid. Nonnis ha dunque deciso di parlare: dalle 9 e mezza del mattino sino alle 18.30, con una piccola pausa. «Come già concordato sia con il Gip sia con il pm – ha detto a fine interrogatorio il legale – il mio assistito ha risposto a ogni domanda».

«Ha anche raccontato le ragioni di carattere ambientale per le quali, circa un anno fa, ha deciso di lasciare la società per la quale lavorava». Non direttamente alle dipendenze della Fluorsid, ma di una ditta appaltatrice di proprietà di Armando Bollani (un altro degli indagati destinatari dell’ordine di custodia cautelare in carcere), Simone Nonnis pare avesse da tempo preso le distanze dalla sua impresa. Al pubblico ministero avrebbe riferito circostanze utili per proseguire le indagini, mettendo sotto la lente anche zone al momento non presenti tra quelle oggetto di verifica da parte degli investigatori della Forestale, della Asl e dell’Arpas che stanno lavorando sotto il coordinamento della Procura. Sempre oggi è stato sentito dal Gip anche Marcello Pitzalis, difeso dall’avvocato Gigi Sanna, l’altro operaio della società appaltatrice finito in carcere.

Venerdì 19 e martedì 23 maggio sarà la volta degli altri destinatari della misura cautelare. L’indagine del sostituto procuratore Marco Cocco che ha coinvolto i vertici della Fluorsid di Macchiareddu, con contestazioni che vanno dal disastro ambientale all’associazione a delinquere e all’inquinamento, è dunque destinata a proseguire a seguito dell’interrogatorio-fiume di Nonnis. Bocche cucite in Procura e tra gli investigatori, ma l’impressione è quella che l’inchiesta possa riservare nuovi e ulteriori sviluppi.

Exit mobile version