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La mano esperta di Pina Monne completa il nuovo murale di San Gavino, fra tradizioni e valori ancora pulsanti

La parete si staglia di fronte a due degli ingressi della Piazza Marconi, al centro della Via Roma, strada principale di San Gavino. Dalla parte opposta della casa, la piazza del mercato. Insomma, siamo in un punto nevralgico del paese, in un centro storico che ha conosciuto un’intensità di attività economiche e di rapporti umani che è andata mestamente scemando nell’ultimo decennio. È anche da qui che riparte l’Associazione Skizzo, gruppo di giovani motivati a riqualificare e revitalizzare zone semi-abbandonate del paese, e lo fa contattando una delle autrici di murales più conosciute in Sardegna, Pina Monne. L’artista racconta come sia stata proprio la passione di questi ragazzi a convincerla ad accettare l’incarico nonostante i numerosi impegni: «Quando ho saputo che si trattava un’associazione di giovani che lavorano insieme in maniera affiatata ho ceduto, perché – spiega – ho capito con quanta dedizione questi giovani, senza l’aiuto di nessuno, sono riusciti a rivalorizzare alcune aree abbandonate del paese».

Pina Monne nelle fasi finali di realizzazione del murale a San Gavino.

Pina Monne firma murales in tutta la Sardegna da ormai 17 anni, cioè da quando ha vinto un concorso a Tinnura: «Da allora sono piovute le richieste e ancora non mi sono fermata. Di solito non mi propongo, il lavoro è tanto che quest’anno ho dovuto rifiutare alcune proposte». Al 99%, ci dice Pina, gli incarichi arrivano dalle pubbliche amministrazioni. Le chiediamo allora come si sia trovata, stavolta, con un’associazione: «Loro mi hanno lasciato carta bianca perché rispettano profondamente stile e idea dell’artista, mentre in qualche situazione ho dovuto precisare alle amministrazioni che è inutile costringere l’artista a fare certe cose. Va bene fornire il tema, – aggiunge – ma poi dev’essere l’artista a svilupparlo e a gestire lo spazio e la superficie».

Il murale completo.

In quest’ultima opera, il muro è diventato «un contenitore di tesori che rappresentano il paese, coniugando tradizione e modernità»: lo zafferano, simbolo indiscusso dell’economia paesana, è rappresentato in tutte le sue fasi di crescita e lavorazione, dal bulbo, passando per i fiori fino ad arrivare ai preziosi stimmi. E poi c’è il costume tradizionale e la nonnina che si affaccia alla finestra e che «vuole ricordare un po’ la vecchia proprietaria della casa, ormai scomparsa». Particolare poi il dettaglio dell’ape: «Essendo un insetto molto sensibile ai cambiamenti climatici, la vedo come un segnale, per noi che viviamo in questa terra, di mantenere sano il clima, l’aria e tutto ciò che la natura ci ha dato. E poi – confessa l’autrice − mi identifico con l’ape perché è un simbolo di laboriosità e per la mia voglia, ogni tanto, di cambiare come artista, di evadere da uno stile che a volte mi viene imposto».

Dettaglio dell’ape.

Ad aiutarla nel lavoro c’è una giovane sangavinese: «Mi piace coinvolgere persone del posto anche perché arrivo da una formazione come insegnante, quindi è rimasta in me questa voglia di trasmettere». Ma non solo: «Il muralismo è bello anche per questo, per il confronto con gli altri. Credo sia un momento di arricchimento reciproco». L’artista chiude con un appello: «Ai politici della Regione vorrei suggerire di sostenere queste iniziative, perché i ragazzi fanno fatica a portare avanti le loro attività e questo – conclude – non è giusto dato che i finanziamenti ci sono e tutto questo lavoro deve essere ricompensato».

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