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Sit-in contro esercitazioni militari: pescatori e organizzazioni in protesta

Pescatori e organizzazioni sul piede di guerra per lo stop forzato alle attività di pesca nello specchio di mare fra Pula e Costa Rei, nel sud Sardegna, a causa delle esercitazioni militari. L’esercitazione militare a fuoco denominata “Mare Aperto 2017” inizia oggi a Capo Teulada e durerà 10 giorni, con l’interdizione dell’area di mare tra Porto Pino a Punta Niedda, mentre sono state annullate le attività previste per oggi sulla costa orientale tra Punta de Sa Cala e Capo San Lorenzo.

Federcoopesca, Agci e Armatori sardi lanciano un appello alla Regione Sardegna affinché “condivida le argomentazioni dei pescatori sardi, già allo stremo per la crisi esistente, compresi i ritardi degli indennizzi e delle restrizioni già in atto, sostenendo con forza le ragioni del comparto: non deve essere l’inizio di una nuova era di soprusi. Come associazioni di categoria pesca, ci mobiliteremo per capire se ci sarà la possibilità di opporsi legalmente ad eventuali repliche di questo brutto film e – annunciano – per indennizzare le marinerie del sud Sardegna per i danni subiti da questi 15 giorni di incomprensibile e ingiustificata limitazione del diritto al lavoro per i pescatori”.

Dalle organizzazioni Libe.r.r. , Comitato Gettiamo le Basi, Su Giassu, Tavola Sarda della Pace, Sardigna Libera, Sardigna Natzione Indipendentzia, Confederazione Sindacale Sarda stessa indignazione: “Nonostante la smisurata dimensione di demanio e servitù militare già a disposizione, questa esercitazione – che si protrarrà fino al 20 maggio – arriva anche a sconfinare in territorio civile per ampi tratti di mare, precludendo il traffico a pescherecci,  imbarcazioni commerciali e turistiche proprio alle porte della stagione turistica da Costa Rei fino a Santa Margherita, oltre al già ampio tratto del poligono di Teulada. Tutto ciò avviene nel silenzio delle istituzioni politiche regionali, mentre il porto di Cagliari da giorni appare sotto assedio da parte di decine di unità delle marine militari di diversi Paesi della Nato.

Di fronte a simili soprusi, che scavalcano ogni protocollo di legge e umiliano pubblicamente una classe politica regionale cieca e supina, riteniamo opportuno richiamare ognuno alle proprie responsabilità. In questo senso crediamo sia urgente portare la nostra critica sia alle autorità militari che ormai considerano l’intera Sardegna un territorio di addestramento non più sottoposto a leggi e vincoli, sia alla Giunta Pigliaru che subisce – ancora una volta – arroganza e prepotenza da parte delle autorità militari senza protestare né chiarire quale sia il proprio ruolo e la propria responsabilità di fronte a questi abusi”.

Per questo motivo le sopraddette organizzazioni, stabilmente impegnate nella lotta contro l’occupazione militare della Sardegna, indicono un sit-in popolare di protesta sotto la sede del Consiglio Regionale in via Roma  a Cagliari alle ore 10:30 di martedì 16 maggio.

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