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Concorsi per disabili, la Regione non mantiene gli impegni presi. La denuncia di Fish Sardegna onlus

«La Regione non rispetta gli impegni assunti sull’assunzione di persone con disabilità». La denuncia arriva da Alfio Desogus presidente di Fish-Sardegna onlus  che racconta cosa sta succedendo.  «Nei primi giorni di aprile l’Agenzia sarda politiche attive lavoro – spiega Desogus – ha pubblicato 5 avvisi di concorso per l’assunzione di 25 posti riservati a cittadini con disabilità. È l’ultimo atto in ordine di tempo, dopo che la nostra iniziativa ha portato all’ufficialità la notizia che i posti riservati nell’amministrazione regionale sarda ammontano a 522 e che ben 464 posti sono vacanti».

Desogus spiega che  dopo diversi incontri era stata acquisita la volontà di procedere alla copertura mediante un piano pluriennale e l’impegno a procedere all’indizione dei concorsi con l’obiettivo di selezionare giovani disoccupati con competenze adeguate da impegnare in funzioni anche di alta responsabilità.
«Ma l’impegno assicurato dai responsabili regionali, un obiettivo lungamente perseguito dalle organizzazioni di rappresentanza, ha però dovuto fare ancora una volta i conti con resistenze sotterranee che si ritenevano superate» incalza.

Infatti ad un rapido esame degli avvisi è emerso subito che complessivamente i posti messi a concorso per diverse categorie e mansioni sono 25 e che il 20 per cento (originariamente il 40) dei posti sono riservati a personale interno già dipendente. «Non appare chiaro quale sia la motivazione e tanto meno il riferimento legislativo, ma nei fatti i posti disponibili per giovani disoccupati disabili saranno 20 mentre 5 saranno coperti da un indefinito personale già dipendente dell’Agenzia. Dunque – prosegue- si è in presenza di un concorso con due riserve esercitate, una all’interno dell’altra che si tradurrà nella beffarda riduzione effettiva dei posti disponibili».

C’è poi la stoccata finale:«Per chi come noi, persone con disabilità, ritiene che il lavoro sia un diritto fondamentale per essere pienamente uomini o donne, cittadini e cittadine protagonisti nella propria comunità, gli avvisi pubblici dell’agenzia regionale del lavoro rappresentano una discriminazione che intendiamo denunciare perché ci sia consentito di impegnarci a costruire una civiltà di uguali superando la tirannia della normalità».

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