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Muntari si arrabbia con i tifosi del Cagliari per i presunti cori razzisti. Poi rivolge il suo sdegno verso l’arbitro: “Avrebbe dovuto fermare la gara”

Si è arrabbiato Sulley Muntari e alla fine ha abbandonato il campo. E se l’è presa anche con l’arbitro che poi gli ha mostrato il cartellino giallo.

«Facevano i cori contro di me da subito, nel primo tempo ho visto che nel gruppetto c’erano dei bambini e allora mi sono rivolto ai genitori e ho dato loro la mia maglia, per dare l’esempio. Poi in curva la cosa è continuata con un altro gruppo di tifosi: io stavo ragionando con loro, ma l’arbitro mi ha detto che dovevo lasciare perdere.

 


    E lì mi sono arrabbiato. Perché anziché fermare la partita se l’è presa con me?». Così Muntari al termine della partita Cagliari-Pescara commentando la decisione di abbandonare il campo. «I tifosi hanno sbagliato ma l’arbitro – ha chiarito il giocatore – doveva fare qualcosa di diverso, non accusare me. Io non sono una vittima. Ma se si fermano le partite sono convinto che queste cose non succederanno più».

Ha espresso il suo parere anche il Cagliari con un comunicato. Al termine della gara il vicepresidente rossoblù, Stefano Filucchi, ha chiarito la posizione del Club rispetto agli episodi che hanno interessato il tesserato del Pescara, Sulley Muntari: «Dalla panchina abbiamo assistito all’alterco verbale di Muntari con il direttore di gara. Abbiamo poi capito che si era verificato uno scambio di battute tra il calciatore e qualcuno sugli spalti per questioni relative a frasi ingiuriose. A fine gara abbiamo ascoltato le dichiarazioni del calciatore, che ha lamentato di essere stato fatto oggetto di cori razzisti e di aver avuto una discussione con l’arbitro che lo aveva invitato a non parlare con i tifosi durante la partita. Noi dalla panchina non abbiamo sentito cori razzisti né ritengo li abbia sentiti l’arbitro addizionale che è posizionato proprio davanti alla curva e che, infatti, non ha preso nessuna iniziativa né penso abbia comunicato qualcosa di determinante al direttore di gara, che non ha preso alcun provvedimento. Anche alla nostra panchina non è stato riferito nulla, se non quanto abbiamo visto. La tifoseria del Cagliari non è razzista: lo dicono la nostra rosa, la nostra storia e tradizione. Detto questo, chiaramente la Società condanna fermamente ogni forma di razzismo e di violenza».

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