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La guida per il cammino minerario di Santa Barbara, un percorso che unisce spiritualità e patrimonio storico-ambientale del sud Sardegna

Ventiquattro tappe che si snodano per circa 400 chilometri attraverso lo splendido territorio del Sulcis-Iglesiente-Guspinese. Panorami mozzafiato che si incontrano con le tante chiesette dedicate al culto di Santa Barbara, protettrice dei minatori, e con reperti di grandissimo valore storico-archeologico. Servizi per la ricettività ed il ristoro dei pellegrini già attivi in quasi tutte le soste e grande agevolezza del percorso, debitamente segnalato anche per chi volesse svolgerlo senza guida, attraverso strade e sentieri antichissimi. Questo e tanto altro è il cammino minerario di Santa Barbara, la cui guida è stata presentata lo scorso marzo a livello nazionale. Il suo autore è Giampiero Pinna, presidente dell’associazione onlus Pozzo Sella e della fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara, che ci racconta come è nato il progetto: «la nostra associazione nasce con l’obiettivo di sostenere e sviluppare le finalità del parco geominerario della Sardegna, e dieci anni fa abbiamo avviato il recupero degli antichi sentieri e delle strutture dell’archeologia industriale nati intorno all’industria mineraria». Si è pensato quindi ad un nuovo utilizzo di queste risorse, «col fine di tenere viva la memoria storica, far conoscere l’incantevole paesaggio e, perché no, sviluppare l’economia di questa zona della Sardegna».

Non appena il progetto viene avviato, la risposta è immediatamente molto positiva: «abbiamo organizzato escursioni che hanno registrato una partecipazione straordinaria, alcune con migliaia di persone. Abbiamo capito subito – dice l’autore – che non avremmo richiamato soltanto una piccola élite, e siamo passati così dai singoli sentieri ad un lungo itinerario sulla scia dei grandi cammini religiosi italiani ed europei». Oltretutto, si tratta di un’attività che ha sempre maggiore successo e che il Consiglio d’Europa ha ritenuto possa diventare un asse portante del turismo del prossimo decennio.

L’aspetto religioso è molto importante, dato che Santa Barbara ancora si festeggia nei comuni a vocazione mineraria nonostante l’attività di estrazione sia cessata da tempo. Ma la spiritualità è solo uno degli aspetti di questo cammino: «la gente cammina per svolgere un pellegrinaggio, ma è anche vero che ci possono essere ragioni più ampie, – spiega l’esperto – ad esempio voler trovare uno stretto contatto con la natura e ricercare momenti di riflessione e di riscoperta di se stessi».

Non meno rilevante, ovviamente, il carattere storico di questo itinerario. «Il punto di forza del cammino sono i suoi sentieri, i più antichi d’Italia e forse anche d’Europa dato che l’attività estrattiva è iniziata in Sardegna 8000 anni fa in epoca neolitica». E infatti veniamo a sapere che il percorso è tappezzato di mulattiere medievali, strade romane ancora lastricate, carrarecce con le impronte dei carri di età fenicio-punica, il che conferisce un ulteriore fascino.

Il cammino è già interamente percorribile, e attraverso il sito www.camminominerariodisantabarbara.org e la guida ufficiale si possono reperire tutte le informazioni utili a riguardo. «Si deve ancora fare molto per mantenerlo e sistemarlo costantemente, e possibilmente anche per arredarlo di opere che ne aumentino l’attrattività, – conclude Giampiero Pinna – e questo avverrà sicuramente con il tempo, sperando in una risposta entusiasta da parte di fedeli e turisti».

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