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La Cagliari che non c’è più. L’hotel “La scala di ferro”, una triste fine dopo oltre un secolo di prestigio

l'attuale ingresso dell'hotel in via Torino

«Hotel “La scala di ferro” con annesso stabilimento balneare. Posizione incantevole, luce elettrica, omnibus, telefono». Apparsa su una celebre guida della città di Cagliari, recitava così la pubblicità di quello che è stato uno degli alberghi più prestigiosi della Cagliari otto-novecentesca, collocato in un punto strategico per i viaggiatori che arrivavano in città via mare e trovavano ristoro e benessere grazie agli innumerevoli servizi che l’albergo offriva.

La storia

(foto dal blog Sa casteddaia)

L’hotel, costruito sull’area del vecchio bastione di Nostra Signora di Monserrato, meglio noto come “bastione dei morti”, si sviluppò gradualmente con lente annessioni, modifiche strutturali e innovazioni dei servizi che offriva ai suoi ospiti. Tutto ebbe inizio nel 1859 quando l’architetto Antonio Cerruti eresse in questo punto il Teatro Diurno, descritto nel 1861 da Giovanni Spano come «un bell’edifizio recente che adorna, e dà un bell’aspetto a quel tratto della passeggiata». Le lodi dello Spano sono legate ai tempi di costruzione dello stabile, che erano stati particolarmente rapidi per l’epoca (meno di dieci mesi) e per la presenza di un edificio adiacente a quello del teatro che ospitava dei bagni con vasche, una ghiacciaia e «l’appartamento degli artisti, che è una bella comodità, e dà molto pregio all’opera». Nel 1869, questo secondo edificio diventò lo “Stabilimento balneare Cerruti” e costituì in seguito il primo blocco dell’albergo. Si trattava di una costruzione che ricordava un castello medievale, con due torri merlate che lo stesso architetto Cerruti scelse di costruire per rendere l’edificio più eccentrico. Per rendere più funzionale la struttura, poi, venne aperto un secondo ingresso sul viale Regina Margherita nel quale venne collocato un portale disegnato da Dionigi Scano nel 1898.

l’attuale facciata esterna dell’edificio in viale Regina Margherita (foto Cagliari Turismo)

Nel 1877 lo stabilimento venne dato in affitto dal Cerruti a Luigi Caldanzano che lo trasformò nell’hotel ristorante “La scala di ferro”. Sedici anni dopo, i debiti dell’architetto Cerruti gli portarono via questa struttura che venne acquistata all’asta nel 1893 dall’ingegner Fulgenzio Setti. Le novità introdotte dal nuovo proprietario, come la presenza dell’acqua termale, contribuirono a rendere questo albergo sempre più all’avanguardia per l’epoca e per l’isola. Elencando i cambiamenti apportati alla struttura, Franco Masala ricorda il cortile di accesso ai bagni trasformato in un giardino incorniciato da una struttura neogotica e una fontana collocata al centro, realizzata dal celebre scultore Giuseppe Sartorio e oggi perduta. Pur avendo acquisito prestigio e fama nel corso della prima metà del novecento, “La scala di ferro” chiuse i battenti nel 1964, dopo essere passata tre anni prima in mano alla Compagnia Italiana Jolly Hotels.

l’area archeologica all’interno dell’edificio (foto Cagliari Turismo)

Nel 1998 la società che rilevò poi la struttura decise di smantellarne una parte, eliminando anche alcune elementi decorativi di pregio, per realizzarvi la nuova sede della Prefettura e dei parcheggi interrati. Gli scavi per la realizzazione dei parcheggi riportarono però alla luce le testimonianze del passato di questa zona della città. Oltre ai resti del bastione di Nostra Signora di Monserrato e alle fondamenta dello stesso albergo, furono rinvenuti i resti di una necropoli di classiarii (marinai) romani e altri resti funerari sempre dei primi secoli dopo Cristo.

Gli ospiti illustri

l’attuale interno dell’edificio (foto Uff. stampa Comune di Cagliari)

Al di là delle polemiche che hanno accompagnato questa recente riconversione delle strutture, l’hotel “La scala di ferro” è stato per la città di Cagliari un affascinante luogo di prestigio e di avanguardia. E altrettanto prestigiosa e affascinante è la storia di chi ha soggiornato nelle sue stanze. Nel 1921 D. Herbert Lawrence e sua moglie Frieda, appena sbarcati a Cagliari il giorno dell’Epifania e provenienti da Palermo, trovarono l’albergo dopo essersi inerpicati «sempre più su, su per l’ampio, precipitoso, desolato viale con i suoi alberelli». Per poter trascorrere poche ore a Cagliari, e poi ripartire in treno alla volta di Mandas, alloggiarono alla Scala di ferro in una stanza – che lui stesso descrive nelle sue memorie di viaggio, il romanzo “Mare e Sardegna” – «grande, malinconica, fredda, e sopra i fumi di cucina di un piccolo cortile interno, simile a un pozzo. Ma perfettamente pulita e a posto. E la gente sembrava cordiale e gentile, come esseri umani». Come i due coniugi Lawrence soggiornarono qui anche molti altri intellettuali, come l’archeologo tedesco Theodor Mommsen, Salvatore Quasimodo, Gabriele D’Annunzio ma anche celebrità del calibro di Totò.

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