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“No alle megacentrali”. Associazioni, sindaci e cittadini del Medio Campidano uniti contro gli impianti termodinamici

“No alle megacentrali”. Associazioni, sindaci e cittadini del Medio Campidano uniti contro gli impianti termodinamici.

La pioggia come alleata della protesta. Qualcuno ha voluto leggere un segno del destino in questa giornata uggiosa, la prima di marzo in cui le terre degli agricoltori hanno potuto ricominciare ad abbeverarsi. Altri hanno pensato che il sole si sia nascosto per mostrare la sua ritrosia ad alimentare l’impianto termodinamico della discordia, che a quanto pare nessuno vuole venga costruito in terreni già impegnati nell’attività agricola di aziende gestite secondo un modello di sviluppo moderno nel rispetto del territorio e della sua principale attitudine.

Un folto gruppo di manifestanti ha quindi percorso in corteo le strade di Gonnosfanadiga, stamattina, per dire no ai due impianti termodinamici che dovrebbero sorgere nelle campagne tra Gonnosfanadiga, Guspini e Villacidro e in territorio di Flumini Mannu, tra Villasor e Decimoputzu. Soltanto il primo, se approvato, andrebbe ad occupare uno spazio di circa 255 ettari, con un consumo di risorse a forte impatto ambientale. Quello che viene presentato come un intervento a favore delle energie rinnovabili sarebbe infatti, secondo chi protesta, soltanto l’ennesima imposizione da parte di lobby che vogliono speculare ai danni del territorio sardo, in quanto utilizzerebbe circa 100.000 metri cubi d’acqua l’anno e produrrebbe inquinamento del suolo attraverso lo sfruttamento inevitabile di combustibili fossili. «Oltre al problema del consumo di suolo e di altre risorse, – evidenzia Luciana Mele, referente del comitato “Terra che ci appartiene” di Gonnosfanadiga, è necessario ribadire che la Sardegna è una terra a vocazione agricola, e pertanto – spiega – è giusto investire per supportare le attività che rispettano tale vocazione. Inoltre – prosegue l’attivista – i dati testimoniano che la produzione di energia elettrica è già in surplus di quasi il 50% rispetto al fabbisogno sardo, perciò gli impianti previsti sarebbero del tutto superflui».

Oltre alle associazioni ambientaliste, le prime a dare il via alla mobilitazione già quattro anni fa, presenti anche numerosi rappresentanti di amministrazioni e partiti e molti comuni cittadini. A dire di no ai due progetti gemelli della Energogreen, che presto passeranno al vaglio del Consiglio dei Ministri dopo aver ricevuto parere negativo dal Ministero dei Beni Culturali ma positivo da quello per l’Ambiente, anche il presidente dell’ANCI Sardegna Emiliano Deiana e i rappresentanti della Coldiretti.

Grande soddisfazione esprime il sindaco della cittadina di Gonnosfanadiga Fausto Orrù, che dichiara: «Non è un successo di Gonnosfanadiga ma quello di un’Isola intera. Tutte le comunità – dice con orgoglio – stanno riappropriandosi del valore di essere sardi e si oppongono alla possibilità di perdere le proprie terre, viste anche le conseguenze devastanti dell’industrializzazione avviata negli anni Sessanta». Ora il primo cittadino invita il presidente Gentiloni a non limitarsi a fare da semplice passacarte: «Lo aspettiamo al più presto perché veda coi suoi occhi questo territorio, per nulla desertico e spopolato come si vuol far credere ma che invece – conclude – produce beni di eccellenza come agnelli IGP e olio extravergine d’oliva unico e di prima qualità».

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