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“No a nuovo Editto delle Chiudende”, Grig lancia petizione per difendere i terreni a uso civico

Usi civici. Nessuno, o quasi, sa cosa siano. Si tratta di terreni, in tutto 4000 chilometri quadrati in Sardegna (1/6 del territorio isolano), a totale disposizione della popolazione per il proprio sostentamento. Non si possono vendere, affittare e soprattutto recintare. Esistono dal Medioevo e da allora costituiscono una fonte di sostentamento complementare per tutti i cittadini sardi. Secondo quanto denuncia il Gruppo d’intervento giuridico c’è il rischio che succeda di nuovo ciò che successe nel 1820 con i Savoia: una norma che consente ai comuni di toglierli dal demanio e cederli ai privati, con l’assenso silenzioso del governo Gentiloni.

Portoscuso – Capo Altano – Una delle zone a uso civico interessate – foto GRIG

Per questo il Grig ha lanciato una petizione online che ha già raccolto più di 500 firme e sostegno da ampie fette della popolazione sarda. «Contro la privatizzazione della “modernità” difendiamo i beni collettivi degli usi civici. Essi sono stati le risorse di tutti e tutte per secoli, devono tornare ad esserlo senza che l’onda individualista della attuale crisi concentri il patrimonio in poche mani. Contro la divisione sociale, ripartiamo dalle comunità e dalle risorse condivise», scrive Luca Liverani. «I demani civici sono un’importante ricchezza ambientale, collettiva e locale, e la loro “sclassificazione” è illegittima», queste le parole di Fabio Parascandolo, docente di geografia all’Università di Cagliari. Come loro tanti altri.

«Abbiamo concepito la norma – aveva risposto il presidente della Regione Sardegna Francesco Pigliaru a Il Fatto Quotidiano in un articolo del 4 gennaio – soltanto per affrontare casi specifici come uno stabilimento di bauxite nel Sulcis. Non solo: per fare qualsiasi modifica sarà necessario un accordo con il ministero dei Beni culturali. Nessuna privatizzazione».

Affermazioni che non convincono il Grig e il suo portavoce Stefano Deliperi. «Chi ci guadagna, chi ci perde?» si chiede Deliperi. «Riscontri elettorali, imprese industriali, piccoli e grandi abusi (forse anche di qualche amministratore pubblico), grandi imprese immobiliari (soprattutto lungo la costa orientale) ne traggono evidente guadagno. Le tante collettività locali sparse in tutta la Sardegna (in tre quarti dei Comuni sono presenti terre a uso civico) vedono sottrarsi coste, pascoli, boschi senza nulla in cambio. Ma la perdita è di tutti per quanto concerne il valore ambientale dei demani civici», attacca.

I terreni a uso civico sono diffusi in tutta la Sardegna. Le aree maggiormente interessate sono l’Ogliastra, la Barbagia, il Sulcis, Monte Prama, ma anche zone costiere di grande pregio e che stimolano grandi appetiti da sempre da parte dei privati come la zona del Golfo di Orosei.

La petizione è disponibile al seguente link:

https://buonacausa.org/cause/petizione-popolare-contro-il-nuovo-editto-delle-chiud

 

 

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