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Sindaci uniti contro imposizioni del Governo Centrale. Stamane in 300 in Consiglio Regionale

(Foto di Alessandro Pigliacampo).

I Comuni chiedono a Renzi di spendere più risorse proprie per assicurare i servizi ai cittadini. I sindaci marciano uniti a Cagliari contro l’accordo che impedisce l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione, e il pareggio di bilancio che entrerà a far parte dell’armonizzazione contabile delle Regioni.

Quasi 300 sindaci hanno affollato questa mattina il corteo che ha animato le strade di Cagliari, da Piazza del Carmine al palazzo del Consiglio Regionale. Tutti uniti per coinvolgere la politica regionale contro quello che viene definito “colpo basso” contro la sussistenza delle amministrazioni locali, vero cuore di una democrazia ogni giorno più astratta e votata al profitto piuttosto che al espletamento di servizi al cittadino.

Ai Membri del Consiglio regionale e agli assessori competenti è stato consegnato un documento ufficiale in 10 punti richiedendo l’attivazione immediata della Regione sulla questione, più interventi predisposti sul bilancio regionale.

L’assenza del Presidente Pigliaru è stata fortemente criticata da molti Primi Cittadini che hanno partecipato al corteo. “Il presidente dei sardi – ha detto Antonio Tirotto – è chiamato a rispondere quando la Sardegna intera lo interpella”.

La giunta Regionale ha dato disponibilità ai manifestanti di organizzare un piano strategico per dare voce alle loro istanze. La data stabilita è il prossimo 15 Novembre, quando l’assessore alla programmazione Raffaele Paci sovraintenderà i lavori per la stesura delle azioni per allentare i vincoli di bilancio.

Un consiglio spassionato arriva dal primo cittadino cagliaritano Massimo Zedda che suggerisce alla Giunta Regionale di “bloccare la propria spesa per creare spazi finanziari a favore dei Comuni”.

Le regole ferree imposte dalla Politica nazionale sono demonizzate anche da vari ordini professionali e organizzazioni come Aniem-Confapi che denunciano indugi e indolenza nella concretizzazione di interventi e opere pubbliche fondamentali per lo sviluppo della Sardegna.

La Giunta non può tirarsi indietro di fronte a questo plebiscito. Ora si attende una presa di posizione del presidente Pigliaru, chiamato a remare contro le direttive del governo nazionale di cui è diretta emanazione.

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