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Regionali, Zedda boccia la riforma della rete ospedaliera. “Puntiamo su prevenzione e case della salute diffuse”

Massimo Zedda

«Non ho mai fatto mistero della mia contrarietà alla riforma regionale della rete ospedaliera». Massimo Zedda risponde così alla domanda che un giovane ha posto a lui e agli altri candidati alla Presidenza della Regione Sardegna durante il confronto svoltosi stamane presso la chiesa di Santa Restituta a Cagliari.

«Il risparmio sulla sanità non si fa ridimensionando le strutture, ma puntando sulla prevenzione: promuovere e incentivare stili di vita salutari come ad esempio una corretta alimentazione e l’attività sportiva. A Cagliari abbiamo investito proprio su questo, basti pensare alle tante iniziative sportive in città ma anche al cibo genuino nelle mense scolastiche. Prevenzione significa che meno persone saranno costrette a rivolgersi ai servizi sanitari, e ciò di conseguenza (oltre a essere un vantaggio per ogni persona a livello di salute) comporta una diminuzione della spesa sanitaria». E ancora, il candidato del centrosinistra aggiunge che, qualora eletto governatore, tra le soluzioni previste in questo campo vi sono «le case della salute diffuse su tutto il territorio sardo. Un esempio è quello della casa della salute di Seui, che assiste tantissime persone e tanti anziani».

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Zedda ha poi risposto alla domanda sulle politiche sociali: «Dobbiamo aiutare tutti coloro che sono in difficoltà: la solidarietà è un principio fondamentale che deve guidare la nostra azione di governo. Le politiche sociali devono venire incontro a tutti e a tutte, senza distinzione di nazionalità e colore della pelle. Senza una società accogliente non si va da nessuna parte». Sull’argomento della povertà educativa e dell’abbandono scolastico, Zedda ha sottolineato «l’importanza di garantire a tutti, compresi i ragazzi figli di genitori meno abbienti, la possibilità di studiare e di andare all’università. Per quanto riguarda i docenti, è impensabile che siano ancora sottopagati. Faremo inoltre una legge sull’istruzione strettamente collegata alla formazione professionale e interventi concreti sull’edilizia scolastica».

Per quanto riguarda le politiche giovanili, «bisogna far sì che i ragazzi sardi trovino un lavoro con uno stipendio più che dignitoso; molti partono anche perché i salari sono bassi e non torneranno mai in Sardegna finché questa rotta non sarà invertita». Sullo spopolamento, «occorre garantire alle persone un motivo in più per non abbandonare i propri paesi: servizi e trasporti; su quest’ultimo punto bisogna investire molto per consentire agli abitanti dei piccoli centri di potersi spostare in tempi rapidi». All’ultima domanda, un po’ più personale, sul perché della candidatura, Zedda ha risposto così: «La mia passione per la politica risale a quando ero ancora molto giovane. Non è questione di poltrone e potere, ma appunto di volontà di fare qualcosa per gli altri. Quando fui eletto sindaco mi dimisi da consigliere comunale due settimane prima di maturare il vitalizio. Mi sono sempre pagato di tasca mie le campagne elettorali e non ho favorito parenti o amici. Mia sorella vive e lavora all’estero proprio perché qui non trovava occupazione». Il dibattito si è svolto nei tempi previsti (3 minuti a ciascun candidato per ogni risposta) e senza scontri verbali.

 

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