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Leggende ogliastrine. La fanciulla di ‘Arrole di Urzulei

 

Nel territorio di ‘Arrole, in Ogliastra, i pastori di Urzulei spesso pascolavano il loro bestiame. Un giorno mentre uno di loro era disteso sull’erba a vigilare il pascolo, si levò in lontananza un canto melodioso. Il pastore si destò e si guardò intorno cercando di scorgere da lontano chi avesse emesso tale melodia, ma non scorse nulla. Perplesso e turbato si sedette nuovamente pensando di aver avuto un’allucinazione, ma subito da lontano si udì nuovamente il canto.

Il giovane allora si alzò nuovamente e si diresse verso il luogo da cui proveniva il canto. Oltrepassò la fitta vegetazione e oltre il bosco, sopra una collina intravide una casetta diroccata. Il pastore si avviò verso il vecchio rudere e giuntovi di fronte varcò la porta scardinata ma non trovò nessuno: solo vecchi muri di pietra e grossi ragni che pendevano dalle ragnatele. Deluso e amareggiato uscì dalla casa e si diresse nuovamente verso il suo gregge.

L’indomani alla stessa ora si levò nuovamente lo stesso canto melodioso e il suono pareva sprigionarsi proprio da quella casa disabitata nella quale ancora una volta non si trovò nessuno. Passarono i giorni e ormai la notizia si era sparsa per il paese. Nella zona oramai tutti sapevano del canto misterioso che si levava nella valle e tutti volevano scoprirne il mistero, ma nessuno ne aveva il coraggio. Solo uno di loro, un ragazzo di nome Pauleddu, decise un giorno di avventurarsi per i campi, fino alla collina. Lasciandosi guidare dalla melodia Pauleddu giunse fino alla casa e aprì la porta. Grande fu il suo stupore quando in mezzo ai ruderi, tra le vecchie pietre e le grosse ragnatele scorse la splendida figura di una ragazza che cantava e tesseva con un telaio completamente d’oro. Presto la fanciulla si accorse del giovane e colta dal timore si alzò velocemente e scappò via. Nella fuga lasciò una spola che il ragazzo raccolse e prese con sé. Tornando verso casa era felice di poter mostrare a tutti la prova dell’esistenza della fanciulla misteriosa. Ma mentre percorreva il fitto bosco, nel sentiero che lo guidava verso casa, iniziò a piovere.

La pioggia si mutò ben presto in un diluvio, il ruscello s’ingrossò e il giovane fu colto dallo spavento. Per riuscire a salvarsi afferrò un ramo di oleandro ma nella furia della tempesta la spola gli fu strappata dalle mani e scivolò via col fiume lontano fino a valle. Bel presto la tempesta si placò, il vento tacque e la furia del ruscello diminuì, tra le nuvole grigie s’intravide un lembo di cielo. Poteva ritornare a casa. Appena giunto il padre gli domandò perché fosse tornato così presto abbandonando il gregge e il giovane gli raccontò l’accaduto.

Ma nel paese e nella zona non pioveva da mesi, tutto era asciutto da tempo, non c’era stato alcun temporale. Da allora il pastore che aveva udito per primo la voce della fanciulla decise di rimanere a vigilare sul posto, imbracciando un fucile, sicuro che un giorno o l’altro avrebbe scoperto il mistero. La voce si udì ancora, il pastore allora sparò senza esitazione e da allora la voce tacque. Varcarono la porta, ma tutto era vuoto, si pensò ad un tesoro nascosto, si scavò fra le vecchie mura abbandonate e tra le grosse ragnatele non si trovò nulla. Da allora non si udì neppure più la voce, i pastori ripresero a vigilare il gregge ma da allora tutto tacque, forse per sempre.

Tratto dal libro: Leggende e racconti popolari della Sardegna di Dolores Turchi.

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