Ci sono donne che hanno saputo realizzare le loro vicende eroiche in silenzio, nella cornice più ordinaria e dimessa della quotidianità , senza grandi eventi o colpi di scena. Sono storie di donne semplici mosse da una passione, da un ideale di vita che hanno portato avanti con coraggio e costanza.
Edvige Carboni fu una donna sarda – come Antonia Mesina, la martire di Orgosolo elevata all’onore degli altari – che condusse una vita esemplare fuori dal comune per l’amore verso Dio e verso il prossimo. Nacque a Pozzomaggiore, un piccolo centro in provincia di Sassari nella notte fra il 2 e il 3 maggio del 1880 da Giovanni Battista Carboni e Maria Domenica Pinna, due sposi di nobili virtù. Era la secondogenita di quattro fratelli e respirò fin da bambina una fede vera ed autentica.
Edvige Carboni fu battezzata il 4 maggio e a poco più di quattro anni ricevette la Cresima.Sin da bambina le venne insegnato tutto ciò che era necessario per la gestione della casa. La madre le insegnò l’arte del ricamo verso la quale Edvige manifestò una propensione particolare, tanto da destinarla per un breve periodo alle suore di San Vincenzo ad Alghero che erano delle abili ricamatrici.
Secondo le testimonianze visse fin dalla tenera età dei fenomeni mistici: apparizioni mistiche, bilocazioni, lettura delle anime ma anche vessazioni diaboliche. Edvige Carboni voleva unirsi in tutto e per tutto alla croce di Cristo divenendo una sua immagine vivente. Per questo motivo ricevette il dono delle stigmate che non ostentò mai ma che anzi tenne nascoste sotto i guanti e lo scialle. Sentì per questo motivo il desiderio di intraprendere una vita consacrata ma a causa dei problemi di salute della madre dovette invece occuparsi della famiglia e delle faccende domestiche. Sua madre morì infatti nel 1910 e le sue responsabilità aumentarono.
Edvige Carboni si fece carico della cura dei propri fratelli divenendo per loro come una seconda mamma e con il ricamo finanziò gli studi della sorella che si diplomò per diventare maestra. Nel 1929 sua sorella Paulina ottenne un incarico come insegnante a Marcellina Scalo, una piccola città tra Roma e Tivoli e, poiché suo padre non voleva che se ne andasse, tutta la famiglia emigrò nel Lazio. Lasciare il suo paese natale per un ambiente così diverso non fu di certo facile, ma Edvige Carboni aveva la fede in Dio e questo le bastava. Nel 1934 si trasferì ad Albano Laziale e vi rimase fino alla morte del padre. In seguito si trasferì definitivamente a Roma nel 1938. Anche in città Edvige Carboni continuava ad occuparsi della preghiera, dei poveri e di chi aveva bisogno del suo aiuto dando conforto e sollievo a chi si rivolgeva a lei. Si distinse per le sue opere di carità specie durante la seconda guerra mondiale: soccorreva poveri, i prigionieri politici, gli ammalati, privandosi anche dei propri beni e togliendosi il pane di bocca. Soffriva moltoe in silenzio e portò avanti il proprio ideale di vita fino alla fine. Morì improvvisamente a Roma in odore di santità la sera del 17 febbraio 1952 all’età di 72 anni, a causa di un’angina pectoris. Il suo corpo non fece mai ritorno nella sua terra natale ma sarà seppellito nella cittadina laziale di Albano. Chi possedeva delle convinzioni diverse e che venne da lei aiutato in molte situazioni difficili affermò: «Questa era davvero una santa».