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Donne di Sardegna. Toiedda Meloni, la donna che lottò per i diritti dei lavoratori e non si piegò al destino

Antonia Meloni, nota a tutti come “Toiedda” nacque ad Ittiri (Sassari) il 24 gennaio del 1924 da un’umile famiglia di contadini.

I suoi studi si fermarono alla prima elementare in quanto le donne in quegli anni dovevano occuparsi della casa e badare ai fratelli come seconde madri. Ma Toiedda non si piegò al suo destino. Quando, ancora bambina, venne destinata alla raccolta delle olive, iniziò a ribellarsi alla paga misera dei braccianti dell’epoca divenendo così un modello per tutte le lavoratrici.

All’età di 18 anni smise di lavorare nei campi poiché si ammalò di tubercolosi e in quell’occasione si fece scattare una foto da apporre sulla propria tomba. Ma non era ancora giunto il suo momento. Più tardi, nel 1945, la si ritroverà in piazza assieme alle amiche a festeggiare la liberazione dell’Italia e ben presto, due anni dopo, inizierà la sua militanza politica abbracciando l’ideologia Comunista.

Nel 1946 prese la tessera del Partito Comunista divenendo la responsabile della sezione femminile di Ittiri. Fu una delle organizzatrici della rivolta dei braccianti agricoli e in quell’occasione si fece anche arrestare volontariamente restando in carcere per ben tre mesi.  In una cartolina a lei indirizzata e firmata da tutti i detenuti si legge: “Carissima Toiedda Meloni, con la tua uscita le mura di San Sebastiano si sono spente. Continua con le lotte, noi ti saremo vicini”.

Grazie alla sua militanza politica Antonia Meloni conobbe alcuni esponenti di spicco della politica come Palmiro Togliatti, Enrico Berlinguer, Nilde Jotti. Si sposò con un suo compaesano ed emigrò a Lione in Francia. Qui ebbe la sua prima figlia che divenne la sua compagna di lotta ed in seguito testimone del passato di una madre così battagliera.

Dopo il suo rientro ad Ittiri si ammalò il marito.

Il 14 ottobre del 2008 Toiedda Meloni morirà lasciando alle generazioni future un insegnamento e un monito sintesi della propria vita: schierarsi sempre e non restare mai indifferenti alle ingiustizie della vita.

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