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Leggende sarde. S’Erkitu, l’uomo bue, il peccatore divenuto demone

È ricorrente, nella tradizione sarda ma non solo, il concetto di metamorfosi, abbinato di frequente a quello di punizione e dannazione. È il caso della figura di S’Erkitu, l’uomo bue, mostro avente le sembianze di un toro frutto della trasformazione di un uomo macchiatosi di un qualche gravissimo peccato.

Secondo la leggenda S’Erkitu sarebbe un toro, dotato di lunghe e forti corna d’acciaio che – secondo alcune varianti potrebbero – potrebbero talvolta risultare sostituite da normali corna sormontate però da due inquietanti candele accese. S’Erkitu assumerebbe tali sembianze in seguito a una maledizione, conseguenza di quei peccati di cui sarebbe andato macchiandosi durante la propria vita, non puniti però dalla giustizia terrena e vendicati in tal modo da quella divina. Il mostro sarebbe quindi condannato a vagare nottetempo accompagnato da un’orda di figure demoniache, per fermarsi soltanto dinnanzi alla porta di qualcuno destinato a morire di lì a poco, e quindi muggire – o, secondo altre fonti, battere con forza lo zoccolo – per tre volte consecutive, prima di allontanarsi insieme al suo lugubre seguito.

Una maledizione che – secondo la tradizione – potrebbe essere spezzata solamente dall’intervento di un uomo coraggioso, il cui ingrato compito – da assolvere mettendo a rischio la propria vita – sarebbe quello di tagliare le corna della bestia, o spegnere la fiamma delle candele che sormonterebbero le stesse. Soltanto così S’Erkitu verrebbe liberato dalla propria condanna, e riuscirebbe a risvegliarsi l’indomani mattina già padrone delle proprie umane sembianze.

 

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