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“A maridu sabiu, pubidda macca”, all’origine di questo detto sardo una singolare storia

Tutti hanno, almeno una volta nella vita, sentito il proverbio sardo “A maridu sabiu, pubidda macca”.  Ed  esiste anche la versione contraria – meno diffusa –: “A maridu maccu, pubidda sabia”. Insomma, quello che appare chiaro è che una coppia di coniugi si debba completare in tutto e per tutto: se uno ha in dote la furbizia, l’altro deve certamente sentirne la mancanza.

Esiste una leggenda che, tramandata di padre in figlio, che spiega questo singolare detto.  Una donna, recatasi in visita dalla comare, la trovò intenta a preparare delle tagliatelle. Sorpresa, le chiese come avesse fatto a preparare la pasta. La donna, non furbissima, pensò bene di credere alla comare che, cattiva, le disse di aver usato un lenzuolo.  «L’ho tagliato a strisce. Ora preparo l’acqua.»

La comare la invitò persino a mangiare da loro. La donna, tuttavia, non accettò: doveva preparare il pranzo anche lei. Tornata a casa, la moglie stolta prese un lenzuolo e lo tagliò, proprio come la comare le aveva spiegato. Anche lei voleva servire a suo marito le succulente tagliatelle. Il marito la trovò così, convinta di stare preparando un buon pranzo proprio per lui.

Il marito decise allora di vendicarsi dello scherzo della comare. Andò dal marito della comare e, in viso un’espressione mesta, lo avvisò: il suo grano stava scappando. «Presto,» disse «andate a fermarlo!»

Il compare, armato di bastone, corse nel campo: le spighe, mosse da un forte vento, erano ormai pronte alla mietitura. Lui, però, per scongiurarne la fuga, iniziò a colpirle con il suo bastone. Alla fine, sfinito, si sedette. Poi si rivolse verso quell’enorme ricchezza, ormai del tutto rovinata. «La prossima volta ci penserà due volte a scappare!» Soddisfatto, non si rese nemmeno conto del danno.

Da allora, il detto.

 

Tratto da: “Villagrande Strisaili, tra storia e leggenda” di Antonio Cannas e Assunta Rubiu (dicembre 1977)

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