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Processo Quirra, in cinque a testimoniare. “Tremavano le rocce sotto i piedi durante le esplosioni” racconta Giuseppe Mura

Il Giudice Nicole Serra

Altri cinque testimoni sono stati sentiti oggi dal giudice monocratico Nicole Serra, nell’ambito del processo per i veleni di Quirra, che vede imputati otto ex comandanti del Poligono Sperimentale Interforze di Quirra e del Distaccamento di Capo San Lorenzo, in carica tra il 2004 e il 2010 (Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi, Gianfranco Fois, Paolo Ricci e Fulvio Ragazzon, questi ultimi due presenti in aula).

L’ascolto dei testi è iniziato con quello del Maresciallo Gabriele Melis, di base a Elmas ma in missione a Perdasdefogu tra il ’95 e il 2002 e nel 2008, in qualità di artificiere. La testimonianza del militare ha riportato quanto già descritto da precedenti testimoni in merito alle campagne brillamenti, le esplosioni cumulative dei materiali bellici inutilizzati.

Cartucce di vario calibro risalenti agli anni ’50, razzi, bombe a mano, bombe aeree, missili aria-aria. Tutto materiale in uso all’aeronautica italiana che dal deposito di Serrenti (sede di stoccaggio per le basi di tutta Italia) veniva sotterrato nelle buche scavate nella cosiddetta Zona Torri.

Bestiame e pastori, che venivano fatti allontanare nelle ore precedenti alla detonazione, potevano tornare a pascolare non appena veniva verificato che il materiale inesploso rimasto a terra fosse inerme. Nessuna bonifica ambientale a fine giornata, ma solo al termine della campagna brillamenti.

Così come nessun abbigliamento particolare era fornito ai militari impiegati “guanti e mascherina senza filtro -racconta Melis- e normale tuta da combattimento”. Pubblico Ministero e avvocati della difesa hanno a lungo ascoltato, domandato e analizzato nel dettaglio le parole di Melis, tenuto a testimoniare per circa due ore.

Diverse le parole di Giuseppe Mura, jerzese, che racconta “Tremavano le rocce sotto ai piedi. Dopo le esplosioni mia figlia mi fece notare che si era depositata una polverina sottile sul davanzale della finestra. Nel dubbio -racconta Mura- chiesi a mia figlia di raccoglierle in un contenitore sigillato”. Ma scuotere la coscienza dell’ex segretario CGIL fu anche la vista di una fotografia di un capretto nato con due teste, consegnatagli da un conoscente allevatore.

Al banco dei testimoni si sono seduti anche Mario Melis, Gildo Madeddu della Vitrociset e Massimo Orrù.

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