ogliastra.vistanet.it

Educatore cinofilo: perché è così importante? Ce lo spiega la tortoliese Cristiana Musella

Cristiana Musella, 39enne tortoliese, è un’educatrice cinofila OPES che dopo quasi vent’anni vissuti in Toscana, ha deciso di tornare in Ogliastra. Oggi parliamo con lei di questo affascinante mestiere e dei suoi progetti per il futuro.

Quando e perché hai deciso di diventare un’educatrice cinofila?

La mia passione per la cinofilia è scoppiata nel 2015, subito dopo aver adottato il mio Leo. Essendo alla prima esperienza con un cane e trattandosi di un soggetto con un passato travagliato, ho deciso subito di affidarmi a un professionista che potesse aiutarmi a capirlo e a farlo vivere più sereno. Abbiamo intrapreso un lungo percorso durante il quale il mio amore per questa disciplina è aumentato progressivamente, fino a farmi prendere la decisione di diventare a mia volta un educatore.

Come è cambiata la tua vita da allora?

Sono cambiata io: è aumentata la mia sensibilità nei confronti dei cani, noto cose che prima non saltavano all’occhio, sono più paziente, positiva e dinamica. Sono più ricca, sia dal punto di vista cognitivo/culturale che da quello emotivo.

Cosa significa, umanamente e professionalmente, essere un educatore cinofilo?

Vuol dire aiutare gli umani a capire i bisogni e le esigenze dei propri cani (che non si riducono a una cuccia calda e una pappa nella ciotola), dare loro gli strumenti per vivere una vita insieme in armonia, imparando e costruendo un rapporto unico fatto di intesa, fiducia e rispetto reciproco. Infatti quando un cane affronta un percorso educativo non lo fa da solo, ma affiancato dal suo umano.

Che caratteristiche deve avere, a tuo avviso, un educatore?

Ho avuto la fortuna di relazionarmi con numerosi educatori, in particolare quelli che hanno seguito me e Leo, e quelli che mi hanno formato (e continuano a formarmi) nel mio percorso. In tutte queste persone ho riscontrato una forte preparazione, caratteristiche sociali e comunicative sorprendenti, notevole sensibilità verso cani e umani, una incredibile determinazione nel voler eseguire al meglio il proprio lavoro e la consapevolezza di non avere la bacchetta magica per risolvere i problemi in un “abra cadabra”.

Quali sono i passi da compiere necessari a prendere il brevetto ed esercitare il mestiere?

In Italia sono presenti numerosi enti e associazioni cinofile presso le quali è possibile seguire un percorso di studi. Questi corsi sono aperti a chiunque desideri desideri trasformare la propria passione in un lavoro ed esistono innumerevoli branche della cinofilia, dalle attività sportive a quelle di ricerca, dalla pet therapy alla riabilitazione comportamentale, ecc. E’ poi fondamentale avere una predisposizione naturale alla relazione con i cani.

In questo campo qual è la situazione che hai osservato in Sardegna in generale e in Ogliastra in particolare?

In tutta la Sardegna ci sono solo una ventina di centri cinofili che offrono servizi di tutti i tipi, ma la maggior parte di essi sono concentrati nella zona del cagliaritano. Il più vicino all’Ogliastra si trova a Orosei.

Perché il padrone di un cane dovrebbe rivolgersi a una figura come la tua?

Un veterinario comportamentalista che seguo sui social, Diego Rendini, usa questo slogan: “Se lo ami lo aiuti”. I cani sono gli animali più sociali in assoluto, provano emozioni, sentono il bisogno di avere uno scopo nella loro vita, di essere guidati. Un educatore cinofilo può intervenire dove c’è la difficoltà da parte dell’umano di capire il proprio amico a quattro zampe (o un suo comportamento), o può semplicemente introdurli a nuove esperienze da fare insieme che possano saldare e rinvigorire la loro relazione.

Cosa consiglieresti a chi desiderasse fare l’educatore?

Di scegliere bene l’ente presso cui fare il corso, di impegnarsi e, soprattutto, di aprire la mente e prepararsi a un viaggio incredibile: tantissime nozioni da apprendere, mille miti da sfatare, ore al gelo o sotto il sole torrido durante le lezioni di pratica in campo, parecchia fatica. Tutto ripagato alla grande alla fine del percorso.

Come ti vedi da qui a dieci anni? Hai progetti, in questo settore, per l’Ogliastra?

Non ho mai fatto progetti a lungo termine e la mia vita è stata stravolta più e più volte. Dal momento che sono tornata nella mia terra madre spero di poter apportare un miglioramento, innanzitutto sensibilizzando la popolazione ogliastrina ad avere per i cani una maggiore cura e tutela. Inoltre vorrei realizzare una struttura in cui organizzare delle attività, singole o di gruppo, a misura di ogni cane e alla portata di ogni umano. Del resto, come diceva Marcel Proust, “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.

Exit mobile version