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Genitori d’Ogliastra. La storia di Francesca Melis, tra famiglia, lavoro ed eventi del centro di aggregazione sociale di Tortolì

Una vera forza della natura, determinata e creativa. Stiamo parlando dell’insegnante Francesca Melis, 41 anni, originaria di Tortolì. Oltre ad essere madre di tre bellissimi figli, è un’ insegnante, una pedagogista, presidente del centro di aggregazione di Tortolì, ex presidente della Pro Loco tortoliese ed organizzatrice di eventi a tutto tondo per il suo paese. 

Oggi parliamo con lei della sua vita, dei suoi impegni e dei problemi e dei pregiudizi legati all’essere una madre lavoratrice, con i quali tantissime donne si trovano a doversi confrontare ogni giorno, ancora oggi. 

 

 

Organizzi, tramite il centro di aggregazione di Tortolì, tantissime iniziative, eventi e manifestazioni che coinvolgono tutto il paese e che sono conosciute anche in Ogliastra. Quando hai iniziato, ti aspettavi una così grande partecipazione? Hai raggiunto il tuo obiettivo?

Il centro di aggregazione sociale è nato per erogare servizi all’infanzia e all’adolescenza e come centro diurno occupazionale per disabili. In un secondo momento, a questi servizi sociali e riabilitativi, abbiamo aggiunto attività ed eventi volti allo svago, all’aggregazione di una fascia molto più ampia di utenti. Sono una sognatrice, una persona ambiziosa e positiva che crede nelle proprie idee e nella loro realizzazione. Per questo mi aspetto sempre un successo, seppur con i piedi ben saldi per terra. Sarei ipocrita se dicessi che il successo di un progetto o evento non mi interessa, ma sicuramente non è tra le mie priorità. L’obiettivo che guida ogni mia azione o iniziativa è il benessere personale, il senso di appagamento nell’organizzare qualcosa e vedere poi gli altri felici.  

Sei l’ideatrice delle Tortolimpiadi, una competizione sportiva che si è svolta per anni a Tortolì. Quest’anno, per via della pandemia, non potrà tenersi. Avete in mente altre modalità? Un augurio per il prossimo anno?

Le Tortolimpiadi sono state per Tortolì un evento senza eguali in termini di partecipazione attiva perché ci sono stati più di 600 “atleti” che si sono sfidati contemporaneamente, senza contare l’indotto. Purtroppo, a causa della pandemia, l’edizione dell’anno scorso è stata cancellata ma spero ancora nell’edizione di quest’anno. Se le condizioni non fossero favorevoli allora penseremo a modalità differenti, ormai siamo diventati più pratici nell’organizzazione di eventi online. 

Sei specializzata nei disturbi specifici dell’apprendimento e nel disturbo di deficit di attenzione ed iperattività. Secondo te, in Sardegna, c’è tutt’oggi disinformazione sui DSA ed ADHD, specie sui percorsi di apprendimento e metodi? Quali sono i pregiudizi e gli stereotipi più comuni?

A mio parere i DSA, seppur ancora misconosciuti, godono di qualche tutela in più rispetto ai ADHD, se non altro grazie alla legge 170 del 2010 che ne tutela il diritto allo studio. Quello che mi dispiace maggiormente è che questa scarsa conoscenza sia diffusa soprattutto in ambito scolastico. Infatti si tende, molto spesso, ad etichettare i bambini con DSA o ADHD come svogliati, poco competenti e si tende ad ignorare le prescrizioni degli specialisti, reputando gli strumenti compensativi e dispensativi come delle scappatoie. Ben più tristi sono gli stereotipi: la mancanza di educazione è uno dei più comuni che, oltre a mortificare il ruolo degli individui interessati, offende il ruolo e il lavoro svolto dalle famiglie. 

Sei stata la presidente della Pro Loco di Tortolì. Quali sono state le più grandi soddisfazioni in seno a questa esperienza?

Questo capitolo mi lascia con l’amaro in bocca, sia per la scarsa importanza che gli è stata riconosciuta dagli organi amministrativi, sia per il poco impegno e serietà che ha contraddistinto alcuni membri del direttivo. A parer mio, il volontariato non è una missione semplice e non fa per tutti. Richiede impegno, fatica, privazioni e critiche che raramente sono costruttive. Rappresenta, però, anche un ottimo banco di prova per se stessi e, come ogni esperienza, arricchisce il bagaglio culturale di chi lo vive. Mi piacerebbe continuare questo percorso, ma con un gruppo più ambizioso, dinamico e motivato, mantenendo naturalmente le poche punte di diamante del precedente team. 

Ti sei mai sentita dire, avendo altre occupazioni, il lavoro oltre alla famiglia, e vista la mentalità patriarcale che ancora permane tutt’oggi, che non ti occupi abbastanza della cura dei tuoi figli?

Non consentirei a nessuno di fare un’affermazione del genere. Sono una persona molto impegnata, ma non credo, per questo, di aver mai trascurato i miei figli e la mia famiglia che, naturalmente, hanno la precedenza su tutto e tutti. Ritengo invece che il mio impegno sociale e la mia professione abbiano offerto ai miei figli uno stile di vita frenetico ma mai banale, ricco di tanti stimoli e opportunità di cui spero possano fare tesoro in futuro. Fortunatamente la mia famiglia mi ha sempre sostenuta e supportata in tutte le sfide e per questo la ringrazio. Sono consapevole che non sia facile starmi dietro.

Com’è per te riuscire a conciliare famiglia, il lavoro da insegnante e gli impegni del centro di aggregazione?

Sintetizzo in una parola: naturale. La mia natura iperattiva richiede stimoli costanti e sempre nuovi, ho bisogno di fare e di sentirmi sempre impegnata. Naturalmente amo visceralmente tutto ciò che faccio e cerco di renderlo frizzante per non incappare mai nella noia e nella staticità. Questo comporta uno stile di vita sempre incalzante, ma la calma non mi si addice.

Ti sei mai sentita sminuita, come donna e madre in carriera, sul lavoro o in altre circostanze?

Fortunatamente non mi è mai capitato e ritengo che l’opinione che gli altri si fanno di te, o le libertà che si concedono nei tuoi confronti, dipendano molto dal tuo modo di porti. 

Ancora oggi l’Italia non è considerata un paese per madri lavoratrici. Nonostante leggi, sussidi, discorsi su questo tema, il mondo del lavoro è improntato più verso un modello maschile che genitoriale.

Cosa ne pensi? Secondo te le madri sono supportate dallo stato, dal proprio capo o dai colleghi?

A malincuore devo ammettere che il nostro paese sia indietro su parecchi fronti e la recente situazione legata alla pandemia ne abbia evidenziato esponenzialmente tutte le criticità. La condizione delle madri lavoratrici è un capitolo sul quale bisognerebbe soffermarsi parecchio. Nonostante i tanti passi avanti a livello di emancipazione femminile, la donna sostiene ancora, o quasi totalmente, il carico della famiglia e non sempre in condizioni ottimali o favorevoli. 

Cosa rappresenta per te la parola femminismo?

Sono sempre stata una sostenitrice ed un’estimatrice della figura femminile perché ne riconosco l’enorme potenziale in termini di risorse. Allo stesso tempo non amo gli estremismi e le prese di posizione, che molto volte tendono a mettere in discussione più la forma che la sostanza. Ad esempio, a parer mio, la femminilizzazione dei nomi è più una moda che non una lotta da intraprendere. 

 

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