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Le donne che ci piacciono. L’attrice e regista Katia Corda: “L’ironia ci salverà sempre…sul set e nella vita!”

Attrice, regista e scrittrice barbaricina 51enne, Katia Corda è un vero e proprio vulcano di idee e di passione. Premiata e apprezzata in tutta la Sardegna, oggi parla con noi di arte, cinema, donne e progetti per il futuro.

Conosciamola meglio.

 

Quando e come è nata la tua passione per la recitazione?

Credo di averla sempre avuta. Sin da piccola imitavo tutti, professori, conoscenti, attori e vedevo che le persone si divertivano tanto! Allora ho pensato che sarebbe stato utile unire la passione alla formazione, ma non potevo permettermi dei corsi a Roma o un’accademia. Ho dovuto quindi muovere i miei primi passi in un laboratorio teatrale della compagnia Fueddu e Gestu di Villasor, che ancora esiste. Là ho avuto la conferma che recitare sarebbe stato ciò che avrei fatto da grande. Prima ho dovuto studiare e poi lavorare per crearmi una mia indipendenza e quindi permettermi, in età adulta, delle master class con i più grandi attori e registi italiani, da Pupi Avati  e Verdone a Veronesi e tanti altri.

Quali ruoli hai interpretato e a quale ti senti più legata?

Sono molto eclettica e quindi ho interpretato vari ruoli, con caratteri completamente diversi. Come Angheledda in “Bandidos e Balentes”, una ragazza che colpita dalla faida prende la situazione in mano, tipico del matriarcato, armando la mano del fratello per vendicarsi del torto subito. Oppure Agostina nella commedia “A si biri” di Francesco Trudu, proprietaria di un’agenzia funebre che esce con la borsetta a forma di bara e si fa fare i cartelloni pubblicitari del suo negozio, con foto in pose da vamp accanto alle sue bare. Poi ho interpretato Lucrezia, una pseudo contessa moderna, al quanto truffaldina, nella serie tv “Orlando e Carlotta” di Alberto Cocco, per non parlare poi della Dott.ssa Piscitelli, una psichiatra internista nel film “Side Effect (effetto collaterale)” di Antonio Meloni scritto da Angelica La Sala. Infine, Assunta nel mediometraggio “Fragheterra” ideato dal geniale Franco Mascia, dove mi sono occupata sia della regia che di interpretare appunto Assunta, una donna colta, materna e molto concreta. Forse sono più incline ai ruoli drammatici…ma se mi dovesse chiamare Verdone, ti dico solo che sto chiudendo la valigia, perchè lo adoro!

Con “Bandidos e Balentes” hai vinto un prestigioso premio. Raccontaci come è andata.

Bandidos e Balentes stava girando per i festival nazionali ed internazionali, vincendo numerosi premi, sempre come miglior film, miglior fotografia e miglior colonna sonora, poi un giorno mi arriva la candidatura come miglior attrice protagonista al Gulf Naples Film Festival, un festival internazionale. Non credevo ai miei occhi! Tornare in Sardegna col premio tanto ambito come miglior attrice protagonista e miglior film è stata un’emozione indescrivibile. Qualche settimana dopo, poi, mi arrivò anche la candidatura come miglior attrice protagonista al Film Fest International a Milano, un festival mondiale. Mi sono ritrovata a Milano in una cerimonia con rappresentanti di tutto il mondo. Io ero in lizza con altre cinque attrici selezionate, su 400 film. Non ho vinto il premio ma in quell’occasione abbiamo ricevuto il premio come miglior film straniero. Insomma, il rientro in Sardegna è stato comunque colmo di orgoglio!

Nel tuo ambiente, ti sei mai sentita discriminata o presa meno sul serio in quanto donna?

Più che in quanto donna, in quanto sarda. Quando provi a lavorare fuori, salta spesso fuori il “problema” dell’accento. Se sei romana vai bene se parli in romanesco, se sei napoletana va bene perchè sei simpatica, se sei siciliana va bene perchè puoi fare film di genere…ma se sei sarda ti dicono che devi fare un corso di dizione. Credo che il sardo non sia facilmente collocabile, perchè il popolo sardo, se ci pensi non è comico, non è drammatico, non è mafioso e quindi al sardo col suo accento cosa gli fai fare? Allora ho studiato dizione, ma poi ci ho riflettuto a lungo e ho deciso di combattere affinché si rispetti anche il mio accento!

Cosa vuol dire, secondo te, essere femministi oggi?

Secondo me non dovrebbe più esistere nemmeno la parola femminista, perchè significherebbe aver raggiunto la parità totale con l’uomo, soprattutto in ambito lavorativo. È innegabile che ancora oggi la donna fatichi doppiamente per arrivare ai posti di rilievo riservati agli uomini. Se poi con tanta fatica ci arrivi, o è perchè ti sei concessa, o perchè sei bella o sei figlia, moglie o parente di chicchessia…non perchè hai le capacità! Ci sono tanti pregiudizi da scardinare.

Spesso rivendichi la tua volontà di non volerti sposare. Come mai?

Credo che tutto abbia un inizio ed una fine…diciamo che amo gli inizi, consapevole che la fine prima o poi debba arrivare! Meglio quindi non firmare nessun contratto per stare con un uomo e vivere le storie d’amore per una libera scelta che si deve rinnovare ogni giorno. Inoltre il matrimonio implica la convivenza ed io al massimo potrei sopportare di avere il mio compagno come dirimpettaio! Credo che più si sta lontani e più ci siano possibilità che la storia duri. Poi mai dire mai! Io non escludo nulla nella vita…

Per una donna è più difficile farsi strada nel cinema? Quali sono gli ostacoli e i pregiudizi che hai osservato?

Devo dire che come attrice, oltre alla questione relativa all’accento, non ho subito pregiudizi rispetto agli attori uomini. Fortunatamente nel cinema si può essere alti, bassi, belli, brutti, vecchi e giovani…è un’arte molto democratica! Magari ora, che per la prima volta, mi cimento come regista per Fragheterra in un ruolo, quello della regia che è tipico maschile, potrebbe capitare che mi si guardi con un occhio diciamo…più attento!

Quanta determinazione e quanto studio ci sono dietro ai risultati che puoi vantare oggi?

Determinazione tantissima! Studio altrettanto, soprattutto la tecnica di Sanford Meisner, discepolo di Stanislavskij, che è la tecnica di recitazione più vicina a me ed a ciò che intendo per recitare…”vivere veramente una situazione immaginaria”: l’attore deve imparare ad ascoltare l’altro e soprattutto a non essere centrato su se stesso, ma sull’attore che sta lavorando con lui.

Non solo attrice ma anche sceneggiatrice, regista e…scrittrice! Cosa rappresenta per te l’arte? Che progetti hai per il futuro? Cosa non hai ancora ottenuto?

Ogni volta che penso a tutte queste cose, dico “bisogna che desideri qualcosa che non farò, perchè se realizzo tutto ciò che desidero, forse morirò ancora giovane…ho terminato il mio compito sulla terra!”  A parte le battute, per me senza l’arte la vita non avrebbe gusto! Ne adoro ogni forma: pittura, scrittura, recitazione, canto, scultura.  Sicuramente non so dipingere, scolpire e forse nemmeno cantare! Spero di essere credibile nella recitazione e molto ironica nel mio scrivere, come nel mio libro pubblicato dalla Arduino Sacco Editore intitolato “E chi se li (s)Corda!” dove in chiave ironica racconto vari episodi della mia vita che, nel momento in cui li ho vissuti, mi hanno fatto soffrire, compreso il naufragio sulla Concordia nel 2012, ma che poi sono stati esorcizzati dalla potenza dell’ironia. Infatti, il fil rouge che lega questi aneddoti è il messaggio che “qualsiasi cosa di spiacevole ti accada, affrontala col sorriso…perchè riuscirai a superare tutto con più facilità”. Cosa non ho ancora ottenuto? Essere scritturata per un ruolo in un film di Verdone o Ozpetek, ecco il mio desiderio più grande ora!

Di recente hai girato “Fragheterra”. Come è stato lavorare con Franco Mascia e come ti ha accolto la terra d’Ogliastra?

Girare con Franco Mascia è stato emozionante, perchè ad ogni scena, stavamo realizzando in immagine ciò che lui ha pensato nella sua grande testa! Sono davvero orgogliosa di aver fatto parte del suo progetto, sia come attrice che come regista, ma soprattutto come amica! Lui ha una mente vulcanica, gli raccomando di dormire la notte, ma non c’è verso, la creatività che mette nei suoi splendidi murales, la trasferisce quando immagina delle storie da sceneggiare, come lo spot contro la violenza sulle donne ideato sempre da lui e intitolato “Neanche per finta” per la regia di Massimo Sulis, dove ho potuto recitare con Franco anche là, emozionandomi ad ogni ciak! Che dire poi dell’Ogliastra? Una terra misteriosa, incantevole e selvaggia che mi è entrata nel cuore: sono stata accolta a braccia aperte e coccolata, spero di tornare presto.

Ci sono delle donne, nel campo del cinema e non solo, alle quali ti ispiri?

A parte tutte le grandi attrici del cinema italiano del Neorealismo, io adoro Meryl Streep…un sogno potersi avvicinare a lei! Per il resto vorrei sempre ispirarmi alle donne che hanno qualcosa di interessante da raccontare…

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