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“Non mi piace la Super Lega”. Ma vi accorgete adesso che il calcio è cambiato in peggio?

Mi sono avvicinato al calcio e sono cresciuto con il sogno che la squadra della mia città potesse rinverdire i fasti di qualche anno prima. Che potesse battere le grandi squadre italiane. Qualche volta la squadra della mia città l’ha fatto. Ho visto la Nazionale battere squadre sulla carta molto più forti per poi vincere trionfalmente il Campionato del Mondo di calcio: ho sognato ad occhi aperti. E ho gioito, forse come non mai. Poi ho visto presidenti e dirigenti distruggere società calcistiche per avidità e io, non più bambino, mi sono svegliato: il mio sogno calcistico era finito. 

Non mi piace la Super Lega, così come non mi è piaciuta la Coppa dei Campioni trasformata in Champions League, aperta anche alle seconde, terze e quarte. Così come non mi sono piaciuti i gironi di Champions e non mi è piaciuta la cancellazione dell’eliminazione diretta da subito, così come non mi è piaciuta la soppressione della Coppa delle Coppe, così come non mi è piaciuta la Coppa Uefa diventata un surrogato della manifestazione più importante.

Ho visto la Coppa Intercontinentale diventare Mondiale per Club. Ho visto la farsa Calciopoli, ho visto quelli che volevano la Moviola e poi hanno criticato il (non “la”, perché è maschile) Var, ho visto le assurde regole sull’assegnazione dei calci di rigore nello scorso campionato.

Ho visto e non mi è piaciuta la gestione del campionato, diventato un minestrone televisivo che offre calcio ogni giorno, così come mi ha disgustato la gestione del calcio italiano durante il Covid-19.

Lo so, sono un uomo preistorico, un sopravvissuto che rimpiange la Coppa dei Campioni, quella che era un’esclusiva per la vincitrice del proprio campionato e, al limite della stessa coppa nella precedente stagione. Non mi piace questa Super Lega. Ma..

Ma c’è dell’ipocrisia in chi critica aspramente la Super Lega. Soprattutto chi critica e fa parte di quel mondo. Improvvisamente il calcio è diventato dei tifosi? Mi chiedo, rivolto a chi si scandalizza davanti ai veri padroni del giocattolo (che hanno capito da protagonisti che i soldi veri possono essere soprattutto loro e non della Fifa e dell’Uefa) perché non ve ne siete accorti quando il calcio stava già prendendo una deriva sbagliata?

Abbiamo visto tutto, possiamo vedere pure la Super Lega ora.

Si è fatto nel basket con l’Eurolega (la Dinamo venne ammessa con una licenza B, al posto di Siena), perché non nel calcio?

I criticoni la stanno mettendo sul popolare, facendo credere che altre squadre cosiddette minori non potranno partecipare. Ma questo non è vero.

Perché si terrà conto sì degli inviti ma anche della meritocrazia e magari verranno allestite anche delle qualificazioni, sulla base dei risultati stagione dopo stagione (proprio come in Eurolega nel basket).

La Uefa però sa bene che perderà il controllo totale sul malloppo e questo non vuole accettarlo. Alla fine credo vinceranno i club come è giusto che sia: perché le società muovono i soldi e quello che ha fatto l’Uefa fino ad ora potrebbe essere paragonato al caporalato nei campi di pomodori del Sud Italia.

A me la Super Lega non piace ma si alleggerirebbero i campionati. Uefa e Fifa si lamentano ma questo carrozzone lo hanno impostato loro. I “puri“ (i sacerdoti di un calcio democratico) avrebbero dovuto storcere il naso decenni fa. In questa guerra non ci sono vergini. Hanno torto i club ricchi, che sono stati poco oculati nelle gestioni, per poi essere devastati da una pandemia che ha distrutto i bilanci. Ma hanno torto anche i Palazzi del pallone: ciechi e sordi ai cambiamenti, a meno che non siano loro stessi a gestire la cosa.

I tifosi tirano in ballo l’etica. Giusto, per carità. Ma perché non ci siamo svegliati prima, quando il calcio era molto più semplice e ce l’hanno distrutto? Che poi siano i Palazzi a tirare in ballo l’etica mi fa vomitare. Quegli stessi Palazzi che hanno truccato assegnazioni delle manifestazioni calcistiche e le elezioni alle cariche più importanti.

Le riforme vere, proprio come nella vita sociale, non sono mai arrivate.

Sarebbe servita una riforma sulle elezioni delle cariche istituzionali, sulla giustizia sportiva. L’unica riforma è stata il Var.

Di sicuro la posta in gioco è gigantesca ma evocare purezza adesso per uno sport che l’ha persa già da molto, fa un po’ ridere. Il calcio professionistico è spettacolo ma è anche business. E lo spettacolo, e quindi anche il business, devono andare avanti (con la speranza che il calcio non diventi come la boxe).

Così è accaduto negli Usa per basket, football, baseball. Ormai è così anche per il tennis e la Formula Uno, e in Europa nel basket per l’Eurolega. 

Ecco perché chi pretende l’esclusione immediata dal campionato di Inter, Juventus e Milan, ha dimenticato che quelle società rappresentano il 70 % del tifo in Italia . Sono le società che hanno vinto più scudetti. La tirannia dei ricchi non è in atto da ieri ma da decenni. E allora perché non si è rimasti all’antica? A una serie A a 16 squadre? Facile lamentarsi ora, quando i buoi sono scappati dalla stalla. Fanno sorridere i presidenti che non accettano questa novità, perché al posto delle “tre sorelle” avrebbero fatto la stessa identica scelta. Ma il calcio qui non c’entra più niente: qui si parla di affari, di società quotate in borsa, di ricapitalizzazioni, non è una guerra di religione calcistica, questa è una cinica, cruda vicenda economica. Dove conta solo il business, in un mondo, quello del calcio professionistico mondiale e italiano, nel quale il più pulito c’ha la rogna. Chi è senza peccato..

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