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Caos vaccini, paziente fragile sardo annuncia lo sciopero della fame

È sempre più critica la situazione dei pazienti fragili della Sardegna, ancora in attesa di notizie certe sulle modalità di vaccinazione.

Uno di loro, Ignazio Cordeddu, 67 anni di Selargius, molto conosciuto nell’Isola in quanto ex segretario generale dei Chimici e segretario confederale di Uil Sardegna, per farsi sentire ha deciso di tentare l’ultima carta, quella dello sciopero della fame.

«Ho passato una notte insonne a pensarci ed ho deciso che lo farò! – annuncia in un post pubblico sul suo profilo Facebook -. Spero che il tempo, durante la fase preparatoria migliori. Oggi riparlerò con il mio medico per cercare il modo di non rendere vana la ragione del mio gesto, non morire di covid-19 a causa della dabbenaggine dei decisori politici e sanitari di nomina politica».

«Sono un malato con patologie esenti, un cosiddetto fragile, e ad oggi pur essendo cardiopatico, malato neurologico e persona che assume pastiglie per abbassare la glicemia, non ho diritto di sapere se mi vaccineranno e quando allo stesso modo dei miei pari età “sani” – spiega -. La RAS e la sua giunta si occupano di nomine suppletive di burocrati a cui dare stipendi da nababbi e di pasti in zona arancione con annessa fuga precipitosa e noi malati fragili, purtroppo, dobbiamo sperare di non incontrare il virus sulla nostra strada».

«Se entro il fine settimana non avrò notizie relativamente a un programma per i malati fragili – conclude Cordeddu – inizierò uno sciopero della fame portato fino alle estreme conseguenze, così che possano fregiarsi di un altra medaglia conquistata. Siamo ancora vivi e abbiamo diritti sanciti dalla Costituzione, cari Nieddu e Solinas».

Contattato da Vistanet Ignazio Cordeddu conferma la sua volontà di dare inizio allo sciopero della fame. «È da un mese che cerco di farmi dire da tutte le strutture che mi hanno seguito in questi anni come poter prenotare il vaccino – sottolinea Cordeddu -. Nessuno è stato capace di darmi risposte chiare. “Sarà richiamato” è la frase che mi sono sentito ripetere. Solo oggi un operatore del Brotzu, ospedale in cui sono stato ricoverato più volte, mi ha detto che loro non avrebbero potuto fare niente per me perché risulta che io sia seguito da un medico dell’Ats. Lo sciopero della fame è un ultimo disperato tentativo di essere ascoltato, ma non lo faccio tanto per me, quanto per coloro che non possono gridare la loro disperazione».

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