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Viola il divieto di avvicinamento e minaccia la ex, 400 telefonate in due giorni: finisce a Uta

Tutto è cominciato il 5 settembre dell’anno scorso: una donna 50enne di Carbonia, ha presentato una querela nei confronti del coniuge M. M., 51enne di Carbonia, per il reato di maltrattamenti in famiglia, perché minacciata con una roncola alla presenza del figlio.

In quell’occasione i carabinieri della stazione di Carbonia hanno applicato all’indagato la misura dell’allontanamento di urgenza dalla casa familiare, con l’aggiunta poi del divieto di avvicinamento alla donna. Subito dopo la donna insieme al figlio si è trasferita in un altro appartamento, abbandonando la casa coniugale, poiché molto isolata, temendo che il marito potesse raggiungerla e farle del male.

Tuttavia, nonostante le misure, l’uomo ha continuato ad avere condotte vessatorie e persecutorie nei confronti dell’ex compagna con pedinamenti, appostamenti sotto casa e sul posto di lavoro, continui messaggi ingiuriosi e minatori. Inoltre in un’occasione la donna si è recata presso l’abitazione coniugale per prendere alcuni effetti personali e ha trovato tutti i mobili, le suppellettili e i propri effetti personali distrutti; l’uomo aveva addirittura tagliato alcuni reggiseni della donna.

Ma nei giorni scorsi la vittima è tornata nuovamente dai carabinieri della stazione di Carbonia dove ha presentato querele per il reato di atti persecutori, spinta anche dal fatto che il marito si era nuovamente presentato sotto l’abitazione minacciandola e brandendo un coltello, dopo averle inviato messaggi minatori e profondamente ingiuriosi, danneggiandole l’autovettura ossessionandola con chiamate (400 chiamate in due giorni).

I carabinieri della Stazione hanno relazionato sugli episodi e riferito immediatamente alla competente Autorità Giudiziaria, che ha richiesto una misura cautelare più afflittiva nei confronti dell’uomo. Nella giornata odierna, dopo che il Tribunale di Cagliari ha emesso l’ordinanza applicativa di cattura e arresto dell’uomo, i carabinieri si sono recati a casa di quest’ultimo e lo hanno arrestato conducendolo alla Circondariale di Uta. La custodia cautelare in carcere appare l’unica misura adeguata per tutelare la persona offesa.

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