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Tra crisi e voglia di riscatto: la parola a quattro commercianti di Lanusei

Il sabato mattina come altri momenti della settimana di un paese ogliastrino, dovrebbe essere movimentato, con un via vai di gente che si muove. Chi per fare acquisti, chi per una passeggiata nel paese, chi per sostare in un bar a bere un caffè in compagnia.

Purtroppo, vediamo tutti che ogni paese ha subito una frenata e queste scene oggi sono rare, ormai quasi ci sembra strana la vecchia “normalità”. Il commercio ha patito pene enormi per via delle restrizioni e diverse attività hanno manifestato difficoltà. Per capire meglio come vanno le cose ai commercianti di Lanusei, abbiamo chiesto un’opinione a quattro di loro.

Piergiorgio Ladu – Ottica Ladu

«La situazione è molto particolare, viviamo una realtà diversa da quella a cui siamo abituati in cui il bar è luogo per socializzare, fare due chiacchiere e incentiva le uscite. Io ho un bar davanti alla mia attività e quando questo alle 18 chiude, sparisce quel poco di vita che era in circolazione fino ad allora. Io sono riuscito a tenere l’attività aperta in tutti questi mesi, questo grazie ai prodotti che trattiamo quali occhiali o lenti a contatto e devo dire che del 2020 sotto l’aspetto lavorativo non posso lamentarmi più di tanto. Mi dispiace per la situazione e l’umore generale delle persone che non potendo vivere il paese ci fa piombare nella desolazione».

Piergiorgio Ladu

 

Bruno Piras – Su Sabateri, calzoleria

«Non è questione di “zona arancione” o “zona gialla”, è un problema ben più grosso. Il mio lavoro è cambiato molto negli anni per via di vari fattori: essendo un calzolaio abbiamo sentito l’avvento di internet e l’aumento degli acquisti fatti sulle piattaforme della rete. La pandemia però ci ha dato un duro colpo, ha fatto aumentare le cose che non vanno bene. Rispetto agli anni passati il lavoro è diminuito drasticamente. Il 2021? Mi aspetto tempi molto duri. Non voglio essere pessimista, ma preferisco usare del sano realismo, perché bisogna valutare il perdurare di questa pandemia e le sue conseguenze su tutti i fronti: sanitario, sociale ed economico».

 

Bruno Piras

 

Costantino Palmas – Millefiori, fioraio

«Vedo questa crisi come altre che abbiamo vissuto, come se parlassimo di una fase ciclica. C’è sempre qualcosa che ci riporta al punto di partenza e credo fermamente nella rinascita, il risorgere dalle ceneri dopo un periodo buio. Come lavoratori siamo abituati alle difficoltà, l’importante è resistere ed esserci. Ovviamente gli affari sono calati, ma mi preoccupa molto di più il problema sociale. Le nostre vite private – e non solo quelle da commercianti – sono state sconvolte e bisogna tenerne conto. Inoltre, ci sono categorie che sono state molto più colpite e vedendo questo, anche se il lavoro è ai minimi storici, penso di non dovermi lamentare troppo. Spero sinceramente che tutti ci riprenderemo da questo anno duro».

Costantino Palmas

 

Gianluca Piroddi – Moda Giovane, negozio di abbigliamento

«I primi mesi di questo periodo caotico ci hanno imposto di tutto: restrizioni, misure da seguire per garantire sicurezza nei locali, mascherine, igienizzante, c’era perfino chi voleva imporre l’utilizzo (e quindi l’acquisto) dei macchinari per disinfettare i vestiti. Capite che una spesa simile per un negozio di abbigliamento in un paese come il nostro incide tantissimo! Gli affari sono più che scesi e lo dicono i numeri. Io ho spostato la mia attività in questo locale da tre anni ormai e sono molto preciso nell’analizzare i dati relativi al mio negozio. Se nel 2018 avevo fatto un buon incasso che è poi cresciuto nel 2019, il 2020 può essere considerato come un disastro. Un calo delle vendite del 60% è durissimo, più della metà, numeri alla mano. Abbiamo tanta merce invenduta. Temo che l’anno prossimo sarà peggiore, ma non ci resta che tenere duro e restare uniti e infatti ci tengo a solidarizzare con quelli che più hanno sentito il peso di queste restrizioni, ovvero gestori di bar e ristoranti a cui va tutta la mia comprensione per il momento delicato».

 

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