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Non buttiamo via il 2020: un commento su cosa l’Ogliastra dovrebbe portare con sé in questo nuovo anno

È molto difficile parlare dell’anno trascorso senza le accezioni negative che lo hanno contraddistinto e tenendo a freno le emozioni. Dodici mesi sono lunghi, ma quest’anno ce li ha fatti apparire interminabili, faticosi e a volte temibili.

Il mondo è cambiato celermente quest’anno e sembra che il COVID, oltre ad aver travolto le nostre attività sociali ed economiche, abbia oscurato tutti gli altri avvenimenti. In verità, sono successe tante cose e ancora prima dell’inizio della pandemia vivevamo fatti internazionali di rilievo: l’anno si apriva con il proseguo dei giganteschi incendi in Australia e il 3 gennaio scoprivamo dell’uccisione del generale iraniano Qalem Soleimani per mano del governo degli Stati Uniti d’America, fonte di gravi tensioni.
Venti giorni dopo, il governo cinese metteva in quarantena l’enorme città di Wuhan, obbligando in casa i suoi 11 milioni di abitanti: il COVD-19 si affacciava nelle nostre vite. Quasi nessuno in quei giorni se ne preoccupava, ma poche settimane dopo, increduli, abbiamo compreso che sottovalutare il nuovo coronavirus sarebbe stato un errore letale.

Nelle stesse settimane in Ogliastra, territorio da tempo obbligato a difendere con le unghie e con i denti i propri presidi sanitari come testimoniato dalle rivendicazioni degli ultimi anni, andava in scena una nuova protesta. Infatti, i membri dell’associazione Amici del cuore avviavano uno sciopero della fame e l’occupazione di parte dell’ospedale di Lanusei, il tutto per via della mancata riapertura del reparto di Emodinamica. Ancora non si immaginava quanto le strutture sanitarie potevano essere poste sotto stress nei mesi successivi.

A fine gennaio guardavamo le immagini delle famiglie cinesi che urlando incoraggiamenti da un palazzo all’altro si sostenevano a vicenda. Furono queste le prime avvisaglie di uno dei fattori più drammatici dell’anno: l’isolamento sociale. Chi di noi si sarebbe aspettato che avremmo vissuto la stessa situazione?

Il 30 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità metteva in guardia tutti, affermando la pericolosità del nuovo virus per la salute pubblica mondiale. Cominciavano le pressioni per abituare le persone a comportamenti preventivi come lavarsi spesso le mani, evitare assembramenti e soprattutto indossare le mascherine. Non serve ricordare le infinite brutte sensazioni che circolavano ai primi di febbraio dovute ai numeri preoccupanti dalla Cina e ai primi contagi in Europa. Il 21 febbraio si registrava il primo decesso per COVID-19 in Italia, mentre nei giorni seguenti il Governo applicava le prime misure restrittive nelle regioni settentrionali del Paese.

Ai primi di marzo ci ritrovavamo con il primo caso confermato in Sardegna e la sospensione della didattica in presenza, seguiti dal decreto ministeriale che vietava qualunque spostamento sul territorio italiano. L’11 marzo l’OMS dichiarava finalmente pandemia l’epidemia di COVID-19. Lo stesso giorno entravano in vigore le misure del cosiddetto “Decreto #Iorestoacasa” e milioni di persone seguivano le famose dirette del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

In Ogliastra, nel gelo di quel mese, non fioccava solo la neve ma anche le tante denunce di coloro che non rispettavano le norme anti-coronavirus. Così avevamo un fattore divisivo, cominciavano a spuntare i “buoni” e i “cattivi”, veniva a mancare qualsiasi comprensione per i disagi altrui, poco importava che fossero di chi rispettava le regole o di che faticava, spesso in buona fede, a seguirle alla lettera. Sebbene tutti fossimo spaventati, ad un tratto la paura altrui pareva non essere più giustificabile da nessuna delle “fazioni” e non furono pochi i casi di persone accusate di atteggiarsi a “sceriffo”.

Evidentemente una spaccatura era in atto e nel frattempo le restrizioni aumentavano di giorno in giorno, ma anche il numero dei contagiati, e in ogni dove le statistiche della pandemia facevano costantemente da monito. Per accentuare il tutto, a marzo si segnalavano ben 11mila arrivi dal nord Italia in Sardegna, persone che cercavano rifugio dall’espansione della pandemia nelle regioni settentrionali, numeri e comportamenti che suscitavano polemiche.

In aprile, la pandemia contava un milione di contagiati e circa 50mila morti. I dibattiti si inasprivano e affioravano le più disparate teorie sull’origine del virus e sui modi per contrastarlo, a volte cadendo nei complottismi più strani come quello che metteva in relazione il diffondersi del coronavirus con l’avvio della nuova rete 5G. Le persone provavano a adattarsi a dover stare a casa, a limitare e giustificare le uscite, a studiare e lavorare da casa con il PC, a cambiare i modi di rapportarsi con tutto ciò che fa parte della vita. Lavoro, studio, sport, rapporti sociali, mutualità, tutti sembravano messi a repentaglio. Al contempo il pensiero andava continuamente ai ricoverati negli ospedali e i lutti costituivano una tragedia nella tragedia, con l’impossibilità di poter svolgere le funzioni funebri in maniera normale.
Il 30 aprile veniva annunciato a Bari Sardo il primo caso in Ogliastra di persona risultata positiva al Covid-19.

Il sindaco del paese, Ivan Mameli, nei giorni successivi lamentava una situazione di generale pressapochismo e richiamava tutte le comunità all’osservanza delle regole per contrastare i contagi, rimarcando il fatto che sindaci e comuni sono stati fra i più esposti e privi di strumenti efficaci in quella fase. A fine maggio, l’assessore regionale ai Lavori Pubblici, Roberto Frongia – che ci ha lasciato pochi giorni fa a causa di un male incurabile –  rilanciava l’idea della Arbatax-Oristano e la questione delle infrastrutture ogliastrine tornava in primo piano.

Sul piano internazionale, il 25 maggio a Minneapolis, Stati Uniti, l’uccisione dell’afroamericano George Floyd scatenava proteste diffusissime, guidate dal movimento Black Lives Matters, che hanno avuto eco perfino in Sardegna.

L’estate non è stata esente dai dibattiti con l’allentamento delle restrizioni e la bramata riapertura delle attività commerciali. Con l’arrivo della bella stagione il settore turistico sardo sorrideva e tantissime persone tiravano un sospiro di sollievo, potendo finalmente lavorare e tenere a galla le proprie finanze. Perfino le minicrociere verso Cala Luna andavano alla grande considerando lo stato delle cose. Ancora una volta ci sono stati contrasti, “turisti sì” – “turisti no”, mancate assunzioni di responsabilità, talvolta poco decisionismo, altre volte fretta e mancanza di programmazione. Molti hanno lamentato queste carenze da parte delle istituzioni, i cui rappresentanti erano spesso impegnati a contraddirsi e a darsi la colpa l’un l’altro, mentre la gente soffriva comunque enormi difficoltà. A luglio, l’unico consigliere regionale ogliastrino, Salvatore Corrias, denunciava la preoccupante situazione di alcuni reparti dell’ospedale di Lanusei, fra cui Pediatria e il Punto Nascita, segno che i problemi della sanità in Ogliastra perduravano. Inoltre, poche settimane prima lo stesso onorevole Corrias presentava la proposta di ripristino della provincia Ogliastra come importante ente intermedio di cui abbiamo sentito la mancanza su più fronti. La proposta, nel tempo, aveva trovato appoggio bipartisan, compreso quello  dell’assessore regionale ai Trasporti, l’ogliastrino Giorgio Todde.

Reinventando le modalità, l’estate vedeva perfino il ritorno dei concerti, e la baia di Porto Frailis diventava stage dello show di Salmo, mentre varie manifestazioni di carattere culturale si svolgevano in tutta l’Ogliastra. In tanti godevano di momenti di spensieratezza quasi dimenticati, anche se con il sottofondo continuo delle polemiche – specie in riferimento alle discoteche e le presunte negligenze di chi le gestiva e frequentava – e le paure derivanti dalla consapevolezza della presenza del virus, che intanto metteva in difficoltà il mondo intero. Agosto ci allarmava con le esplosioni nella capitale del Libano, Beirut, che causavano centinaia di morti e le cui immaginavi scioccanti facevano il giro del mondo.

Un piccolo ritorno alla normalità veniva dall’esercizio della democrazia. Il 25 e 26 ottobre, sette paesi ogliastrini chiamavano i propri cittadini alle urne per il rinnovo dei consigli comunali e l’elezione del sindaco. Mentre a Talana non si presentava alcuna lista e ci si avviava alla guida da parte di un commissario prefettizio, gli altri comuni eleggevano sei nuovi sindaci e Urzulei confermava quello uscente.
Il mese d’ottobre si chiudeva con la tragica notizia del primo morto ogliastrino per Covid, un uomo di 85 anni di Triei.

A novembre, negli USA si avviavano le elezioni presidenziali che sanciranno poi la vittoria di Joe Biden, le desistenze da parte del presidente uscente Donald Trump. In Sardegna ci si riabituava al coprifuoco e prendeva il via la fase di predisposizione del progetto della già citata Arbatax-Oristano, ma un altro evento faceva ripiombare la Sardegna nello sconforto: il 28 novembre una devastante alluvione distruggeva le vie di Bitti, portando via la vita di tre persone. L’Ogliastra rispose con grande solidarietà, e da diversi comuni partirono squadre di volontari per aiutare a spalare il fango che aveva invaso il centro bittese, mostrando il grande cuore delle nostre comunità. Aleggiavano già da tempo apprensioni per le sorti del porto di Arbatax, ma con il concretizzarsi dell’interruzione dei collegamenti con la Penisola si innescava la reazione della popolazione. Con una serie di manifestazioni al porto stesso, un fronte compatto di cittadini avviava la protesta che ancora oggi deve trovare sbocco in una soluzione pratica. L’Ogliastra, già orfana di infrastrutture, ancora una volta alzava gli scudi. Alla fine dell’anno, però, arrivava la buona notizia che abbiamo rilanciato pochi giorni fa, con lo stanziamento di quasi un milione di euro per il Pronto Soccorso dell’ospedale di Lanusei. Un piccolo segnale per farci ben sperare per il 2021?

Ripassare l’anno appena chiuso è un esercizio pesante, si potrebbe dire tutto e il contrario di tutto. Non penso affatto che si debba avviare l’anno nuovo con i sentimenti che hanno marcato il 2020. Non voglio credere che tristezza, solitudine, rabbia e paura siano il massimo che possiamo ricavare da questi dodici mesi. Per moltissimi sono stati mesi pesanti, per alcuni addirittura laceranti, ma resta il fatto che, miei cari conterranei ogliastrini, siamo vivi e respiriamo a pieni polmoni. La storia ci ha messo davanti un ostacolo che solo collettivamente si supera e difficilmente lo si può fare indenni. Abbiamo dovuto giocoforza condividere malanni e fatiche per noi nuovi, ma non scordiamoci che chi pativa enormi difficoltà sociali ed economiche c’era già e la pandemia e le sue conseguenze non hanno fatto che accentuare questi aspetti.
Gli ogliastrini, come l’umanità intera, hanno compiuto un giro di boa nella storia e l’Ogliastra ha toccato con mano il dramma della pandemia dimostrando ancora una volta quanto anche il nostro piccolo territorio sia inserito nelle dinamiche globali.

Che il 2021 ci porti via la frustrazione e le ansie e ci dia gli spunti per avviare nuove relazioni, lavori migliori, dibattiti più sani e produttivi, una salute fisica rinnovata, condivisioni d’intenti e le possibilità che ci sembravano smarrite. Non perdiamo l’occasione per ripensare la vita nostra e del nostro territorio, è il mondo che ce lo chiede. Buon 2021!

 

Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?

Giacomo Leopardi – Dialoghi di un Venditore d’almanacchi e di un Passeggere

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