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 E se per vivere di turismo tutto l’anno bastasse cambiargli una vocale?

di Carla Mura

Accantoniamo per un attimo il momento pandemia e concentriamoci sull’eterno dilemma: turismo o ambiente? Questa estate, si è discusso tanto di ruota panoramica, di Soru e Funtanazza, prima ancora dell’ampliamento dell’Hotel Le Dune. I sardi si dividono tra chi in Sardegna non edificherebbe nemmeno un barbecue e chi invece costruirebbe una spa anche dentro il nuraghe Losa. Ma il problema non è l’ambiente, perché la nostra terra alterna zone fortemente antropizzate nelle quali edificare non comporta grossi sacrifici ambientali a zone incontaminate, che invece è fondamentale preservare.

foto Follow the Sun Sardinia

 

 

Non si può pretendere di offrire ospitalità nei B&B, ai “ricconi” che pagano copiosamente per i petali di rosa sul letto e le microscopiche pietanze di chef pluristellati o che le comitive di anziani turisti rosei e panciuti con sandali e calzettoni, sbarchino in porto pagaiando su un sup. Non è che tutti quelli che arrivano nell’Isola, non stiano più nella pelle per vedere i Giganti di Mont’e Prama. Tanti (purché paghino, liberissimi) vengono qui solo per farsi selfie nei locali fighissimi della Gallura e postarli sui social. Questo genere di turisti ci serve come il pane, vorrà venire in estate e con buona pace degli ambientalisti radicali è necessario offrirgli spazi adeguati.

Ma c’è anche un sacco di gente che della ressa di Agosto ne fa volentieri a meno e non vede l’ora di sfinirsi di trekking per vedere coi propri occhi che il paradiso c’è ed è in Ogliastra, o è disposta a pagaiare per ore in piedi su una tavola gonfiabile per vedere la costa carlofortina dove dal mare può ammirare la maestosità della natura esattamente come l’avrebbero vista i barbareschi trecento anni fa, ma a maggio quando non deve contendersi un metro quadro di arenile coi bagnanti. C’è chi muore dalla voglia di scendere i 24 gradini del pozzo sacro di Santa Cristina per vivere un momento carico di antichissima magia e se potesse farlo a dicembre, magari proprio per il solstizio, sarebbe un sogno.

Se ad agosto Cala Luna pullula di gommoni e turisti, ringraziamo e organizziamoci per i restanti mesi. Il mega resort a settembre chiude i battenti, ma chi dice che da ottobre i B&B della zona non possano lavorare a pieno regime con gli appassionati di archeologia industriale che magari si vogliono fare un super tour dei siti minerari della Sardegna quando il fresco dell’autunno spazza via il solleone? Chiamiamoli “turismi” anziché “turismo” e promuoviamoli attraverso i canali giusti. Per esempio sostenendo campagne di promozione miratissima, nei social tematici, raggiungendo gli operatori del settore che lavorano nella penisola o all’estero, e parliamolo l’inglese! Trekking, climbing, mountain bike, kayak, SUP, diving, turismo culturale, enogastronomico, ci sono un’infinità di siti specializzati attraverso i quali condividere spot su una vastissima gamma di esperienze che si possono vivere quando l’estate è finita.

 

Sarà sempre il turismo balneare a farla da padrone, ma proprio per questo, al momento è quello che ha bisogno di meno promozione. Lavoriamo per migliorare e strutturare esperienze vincenti, come “Autunno in Barbagia”. Potenziamo i trasporti da e per l’Isola, assicuriamoci che il territorio sia costellato di strutture ricettive, sostenibili certo, ma aperte tutto l’anno, tuteliamo con una legge nostra ( non siamo una regione a statuto speciale?) le guide turistiche e ambientali combattendo senza tregua gli abusivismi che fanno solo danni. Ripartiamo da qui.

La stagione balneare volge al termine, pensando alla prossima, si potrebbe diffondere uno slogan provocatorio: “La Sardegna è bella, ma in estate non ci andrei”. Pensiamoci ai turismi.

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