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Il Cagliari spegne 100 candeline: una storia d’amore lunga un secolo

Articolo di Fabio Lapenna

Da oggi in Sardegna c’è un nuovo centenario. Nella terra che più di tutte detiene il primato della longevità, il Cagliari fa il suo ingresso nel club dei 100. Insieme ai nostri anziani, memoria vivente della nostra storia, con i vari Tziu Bainzu o Tzia Sesetta che con i loro volti rugosi e saggi ci trasmettono l’orgoglio identitario del popolo sardo e delle nostre radici, la società rossoblù si unisce a questo impagabile patrimonio.

Una storia iniziata il 30 maggio del 1920, grazie all’intuizione del dottor Gaetano Fichera, un chirurgo catanese che all’epoca insegnava all’Università di Cagliari. Fichera portò a compimento il processo di crescita del calcio in città, che dal primo incontro giocato fra marinai e studenti in una irriconoscibile piazza d’Armi nel 1902, si era allargato alle polisportive del capoluogo. E così fu posta la prima pietra del Cagliari Football Club, dando inizio a una vera e propria storia d’amore, fra la squadra e la sua terra, fra i colori rossoblù e la sua gente.

Una storia di campioni (ma anche di bidoni, ahimè), ognuno dei quali ha scritto il suo piccolo pezzo di racconto, più o meno importante. Dal primo idolo degli appassionati, quell’Alberto Figari, detto “Cocchino”, che nella prima partita del Cagliari rifilò subito una tripletta nel 5-2 alla Torres, con addosso dei camici bianchi, forniti dal Dottor Fichera come prime divise ufficiali, fino a Gigi Riva, l’eroe dello Scudetto del 1970 e del riscatto di una terra fino ad allora troppo ai margini.

Certo, se la storia del Cagliari fosse un film, Rombo di Tuono ne sarebbe l’attore protagonista, ma non sarebbe il solo. Negli occhi di dovesse guardare questo film immaginario, resterebbero impresse le immagini neo-realistiche del campo di via Pola, con i suoi spalti affollati da uomini con gli abiti sporcati dalla polvere che si sollevava dal campo in terra battuta e spinta dal maestrale verso le tribune di legno traballanti e troppo piene. E la fotografia di questa pellicola regalerebbe tante altre immagini indimenticabili, dalle domeniche assolate di una partita degli anni ’50 all’ombra di migliaia di cappelli così di moda in quegli anni, agli spalti del Sant’Elia o dell’Amsicora, con l’orecchio alla radiolina e il panino per pranzo, quando ancora non era tempo di posticipi o di posti numerati, e allo stadio si doveva andare presto.

Un film in cui non mancherebbero i momenti tristi, dove gli occhi si fanno lucidi negli anni delle retrocessioni, dei tracolli sportivi ma anche finanziari, con l’ombra del fallimento e della scomparsa definitiva della squadra. E poi i momenti esaltanti, a volte epici come lo Scudetto del ’70, a volte liberatori come una promozione conquistata. Il cast? Da Oscar! Gigi Riva, Scopigno, Claudio Ranieri, Zola, e le star internazionali? Nené, Francescoli solo per dirne alcuni. Ma l’elenco sarebbe davvero lungo, perché c’è chi ha dato l’anima per il Cagliari, come Daniele Conti.

Per tutto questo, perché quando qualunque sardo vede in un momento qualsiasi della sua giornata uno a fianco all’altro il rosso e il blu, anche per caso, non può non pensare al Cagliari, e non riesce a non sentirsene parte, a non identificarsi. Per questo e per altri cento motivi, tanti auguri Cagliari, buon secolo

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