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Esplorando la fotografia. Man Ray, l’artista che cambiò il modo di fotografare nell’età moderna

A cura di Monica Selenu 

 

Nella storia della fotografia ci sono stati artisti che hanno in qualche modo influenzato gli odierni software straordinari di post-produzione. Col fine di modellare la realtà a seconda del proprio gusto, del proprio pensiero o modo di essere. Un artista lungimirante in questo senso fu sicuramente Man Ray.

Man Ray (Emmanuel Radnitzky all’anagrafe) nacque a New York nell’agosto del 1890 da una famiglia di origini ebraiche russe.

Da subito mostrò una spiccatissima sensibilità rivolta al mondo dell’arte, che abbracciò in una vasta molteplicità di forme: scultura, pittura, cinematografia, grafica ed infine fotografia, trampolino di lancio della sua carriera e scoperta fortuita. 

Abbandonati gli studi, decise di vivere della sua arte e per la sua arte. Quasi per gioco acquistò una macchina fotografica allo scopo di immortalare le sue particolari opere. Tutto nacque per curiosità, dalla voglia di ribaltare concetti classici che erano per l’epoca alla base di ogni opera (letteraria, scultorea, pittorica, fotografica).

Assieme a Duchamps e ad un amico collezionista, Man Ray fondò, nel 1915, la “Society of Indipendent Artists”, un’associazione dedita all’esposizione di opere d’arte d’avanguardia che ebbe negli anni a venire buon successo. Artista visionario che grazie alle sue ricche conoscenze poté iniziare a guadagnarsi da vivere scattando ritratti tra i quali vanno annoverati quelli di molti famosi colleghi: James Joyce, Gertrude Stein, Pablo Picasso, Salvator Dalì.

Il culmine di questa ricerca artistica sarà l’invenzione di un vero e proprio stile personale: la surreale “Rayografia”.

La Rayografia fu scoperta casualmente durante le sue sperimentazioni di laboratorio nel 1921: Ray fece scivolare un foglio di carta sensibile, ancora inutilizzato, all’interno della soluzione acquosa di sviluppo. La luce era in grado di lasciare una forma distorta di tutto ciò che toccava la pellicola ancora impressionabile: l’effetto finale è un’immagine dai contrasti fortissimi, dalle forme distorte e dall’aspetto spettrale.

Da qui l’origine del suo nome. Man Ray vuol dire letteralmente “uomo raggio”.  Rapidamente iniziò a costruirsi la fama di artista poliedrico con la quale oggi è noto. Nella sua carriera impegnativa, Man Ray fu influenzato da tante correnti artistiche. Ad esempio il Dadaismo.

Dada (nome volutamente inventato dagli artisti del periodo, significava appunto “nulla”) era contro la letteratura, contro l’arte, contro tutto ciò fatto passare per bello ed eterno; era contro le correnti moderniste. Dada era libertà : quindi non  un’estetica ma un modo di concepire. Non si interessava del valore artistico in sé ma dello shock che provocava nello spettatore.

Qualsiasi oggetto, costruito immaginato, fotografato dall’uomo, era frutto della creatività umana e quindi  arte. Il rifiuto della razionalità era ovviamente provocatorio e venne usato come una clava per abbattere le convenzioni borghesi intorno ad essa. 

Ma la vita del movimento fu abbastanza breve. La funzione principale del dadaismo era quello di distruggere una concezione oramai vecchia e desueta dell’arte. E questa fu una funzione che svolse in maniera egregia, ma per poter divenire propositiva necessitava di una trasformazione, e ciò avvenne tra il 1922 e il 1924, quando il dadaismo scomparve e nacque il famosissimo surrealismo.

Importante fu l’influenza del surrealismo di Bréton su Man Ray. Per Ray e per tutti gli artisti surrealistici  le tematiche prevalenti sono legate all’amore, alla liberazione dai vincoli sociali e dalle regole ma soprattutto l’universo surrealista è legato al sogno e alla follia. Tutto può essere trasformato.  “Quel che conta è l’idea non la macchina fotografica” (Man Ray)

 

 

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