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Conferenza socio sanitaria a Lanusei. Tutti sul piede di guerra: “L’Ogliastra deve dialogare con pari dignità con il resto della Sardegna”

 

Dopo la conferenza socio sanitaria tenutasi ieri a Lanusei, pubblichiamo integralmente il documento unitario diramato dai sindaci e della popolazione ogliastrina per la salvaguardia della sanità in Ogliastra e in Sardegna. Tra i presenti, il sindaco di Lanusei Davide Burchi e l’assessore alla sanità Mario Nieddu, dinnanzi a cittadini, associazioni e sindacati.

 

«I sindaci dell’ Ogliastra, riuniti in assemblea socio-sanitaria, in rappresentanza di tutti i cittadini del territorio, unitamente ai rappresentanti di sindacati, comitati, associazioni ogliastrine, preso atto del progetto di riforma della Sanità Sarda discusso giovedì 29 agosto nella Giunta Regionale, rappresentano la propria più ferma contrarietà alla suddivisione della Sardegna in 5 aziende sanitarie regionali. 

Richiedono alla Giunta Regionale ed alla Commissione Sanità di essere ascoltati sul merito del progetto di legge e fanno presente che tutta la popolazione si mobiliterà per difendere l’ autonomia territoriale e sanitaria dell’Ogliastra,presupposto indispensabile per preservare la qualità dei servizi del territorio.

Con l’introduzione dell’Azienda Territoriale Unica non si è tenuto conto della realtà dell’isola: profondamente diversificata, costituita da agglomerati urbani e suburbani nel sud e nel nord dell’isola, da zone interne scarsamente popolate, ignorando le profonde differenze geografiche, storiche e demografiche della nostra regione.  Difficile in questo modo garantire attuazione al dettato costituzionale di uguaglianza formale e sostanziale oltreché la pari dignità a tutti i cittadini di fronte ai servizi base tra cui quelli relativi alla sfera della salute. 

Fino al 2016 i difficili equilibri sanitari tra territori erano stati salvaguardati essenzialmente dalla ripartizione delle risorse tra le otto ASL con il sistema della quota capitaria pesata, corretto con il calcolo della emigrazione sanitaria (le cosiddette fughe). 

Tale forma di finanziamento permetteva infatti di collegare i finanziamenti al territorio, di introdurre criteri di responsabilità gestionale ed efficacia nella spesa, meglio naturalmente se applicata in aree il più possibile omogenee.  L’esperienza dell’ ATS ha insegnato che la situazione della Sanità in tutta la Sardegna si è degradata quando si è reciso il rapporto tra territori, bilanci delle ASL, dirigenza delle ASSL e comuni riuniti nelle assemblee socio-sanitarie.  I territori sono stati privati dei bilanci e della possibilità di gestire i flussi finanziari. 

Affidata ai tecnocrati la programmazione oltre che la gestione sanitaria, cancellati diritti e garanzie, l’ unico criterio di suddivisione delle risorse tra i territori è divenuto quello della forza, intesa sia come numero di consiglieri regionali espressi da  quel territorio, che come capacità di mobilitazione delle piazze, per incapacità della politica di fare sintesi, governare il malcontento dei cittadini e lo scontro tra territori.

La precedente storia sanitaria della Sardegna dovrebbe far riflettere: a differenza di molte ASL più grandi, la “piccola” ma solo demograficamente, Ogliastra in trenta anni di autonomia di bilancio e di gestione autonoma non solo ha migliorato enormemente la qualità dei propri servizi sanitari, ma è anche stata una di quelle più virtuose dal punto di vista dell’equilibrio dei bilanci. 

Grazie a 30 anni di buona ed autonoma amministrazione, tra le poche in Sardegna, l’Ogliastra non ha bisogno di nuovi ospedali in quanto ha investito, rimodernato e messo a norma la struttura di Lanusei realizzando anche i nuovi poliambulatori di Tortolì e Lanusei.  Prima di costruire nuovi ospedali andrebbe infatti effettuato uno studio dei flussi sanitari e delle dinamiche regionali dei ricoveri. 

A fronte di una spesa sanitaria bloccata andrebbe ricalcolata la compatibilità economica di diversi reparti che, insistenti sulla medesima area geografica si pongono in reciproca competizione nell’attrarre gli stessi pazienti e le medesime patologie duplicando e appesantendo i bilanci sanitari regionali.

Sarebbe decisamente più corretto governare la programmazione sanitaria sulla base dei tempi di percorrenza, quantomeno rispetto alle patologie tempo-dipendenti, criterio molto più equilibrato, e peraltro presente in tutti gli studi sanitari, rispetto a quello dei bacini di utenza pensati per regioni molto più densamente popolate, ricche di strade e di mezzi di trasporto pubblici. Siamo convinti che rientri tra le facoltà della nuova amministrazione regionale quella di riorganizzare la sanità sarda ma ciò non può comportare uno svantaggio per le aree, come quella ogliastrina, che hanno dimostrato negli anni di avere buone capacità di autogoverno.

Un territorio omogeneo come l’Ogliastra può e deve continuare ad essere unito, non un’enclave ma un territorio che dialoga con pari dignità con il resto della Sardegna e del mondo. Anni di buona politica sanitaria hanno regalato a tutti i nostri ospiti, turisti occasionali o meno e soprattutto a noi stessi, degli ottimi standard sanitari.

La prima fase di attuazione dell’ATS ha evidenziato notevoli difficoltà con particolare riferimento al personale, vedasi la situazione di Ortopedia e Traumatologia, ma un’eventuale controriforma deve salvaguardare quanto di buono è stato costruito negli anni.

L’Ogliastra non ha una minore dignità della Gallura o del Nuorese. Abbiamo la ferma volontà di difendere i nostri diritti, in materia amministrativa e sanitaria. L’Ogliastra, come gli altri territori ha diritto ad autogovernarsi, ha diritto ad una propria provincia, ha diritto ad una propria ASL. Tutto il territorio, tutta la popolazione è ferma sul principio di pari dignità, non negoziabile. È per i sardi e ogliastrini di oggi, è per i sardi e gli ogliastrini di domani». 

 

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