Uno scrigno di tesori. Così è stato definito il documentario Voci di un verbo plurale dai partecipanti al convegno “Diritti di Famiglie: miti e legGender”, organizzato da Arc Cagliari nell’ambito della rassegna Queeresima 2019, nel quale la video inchiesta di Voltalacarta è stata proiettata. Accanto alla presidente Loredana Rosa e al padrone di casa, Carlo Cotza, a discutere dei temi del convegno, c’erano Francesco Serri e Diego Lasio, ricercatori in psicologia sociale all’Università di Cagliari. Quest’ultimo ha chiesto pubblicamente a Loredana Rosa di poter proiettare Voci di un verbo plurale nel suo dipartimento nel corso del prossimo anno accademico, e ha invitato la presidente di Voltalacarta a raccontare la sua esperienza di insegnante e attivista.
Diritti riconosciuti ma più spesso negati, falsi miti e necessità di impegnarsi oggi più che mai nell’informazione e nell’educazione, linguaggio di genere e importanza delle parole: questi alcuni dei temi dibattuti nel corso del pomeriggio nella sede Arc di via Falzarego a Cagliari, che ha avuto la proiezione di Voci come evento centrale.
«Questo bellissimo lavoro ci offre tanti spunti di riflessione e approfondimento», ha detto Francesco Serri, che ha messo l’accento sulla parte che riguarda il linguaggio. «Senza le parole non possiamo pensarci, per questo penso che l’assenza di parole che definiscano alcune persone e i loro comportamenti (donne, omosessuali, transessuali eccetera) sia la peggiore forma di violenza psicologica».
Loredana Rosa si è chiesta se sia ancora lecito parlare di violenza di genere, visto che anche nelle coppie dello stesso sesso ci sono frequenti -anche se ancora poco conosciuti- casi di violenza. Le ha risposto Diego Lasio. «Credo che non solo sia legittimo, ma addirittura necessario continuare a parlare di violenza di genere e femminicidio: in primo luogo, anche nelle coppie omosessuali è presente una differenziazione di genere (il genere non coincide necessariamente con il sesso biologico); in secondo luogo, se analizziamo i rarissimi casi di violenza femminile su uomini, ci accorgiamo che questa ha altre matrici, del tutto diverse da quella patriarcale esercitata dagli uomini sulle donne in quanto donne». Dopo un animato dibattito, a portare una ventata di ottimismo, in conclusione, è stato Carlo Cotza. «Lavoriamo molto con gli studenti, nonostante le enormi difficoltà di portare certe tematiche nelle scuole, e portiamo sempre valori positivi, cercando di mantenere a nostra volta un atteggiamento ottimista: se su cento studenti, trenta restano fino alla fine e manifestano interesse, per noi è un grande successo».
Prendendo spunto dall’esperienza di Arc e dell’associazione Agedo, che ha svolto un prezioso lavoro a Jerzu, Loredana Rosa ha evidenziato l’importanza di creare momenti di aggregazione e sensibilizzazione che abbiano costanza, proprio nei territori più periferici, come l’Ogliastra, per offrire ai giovani la possibilità di confrontarsi con altre esperienze e riuscire a esprimere consapevolezza della propria identità.
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