Sabato 4 maggio, ore 18: l’allenatrice, Daniela Lepori, della squadra di under 13 di Villagrande scrive un lungo resoconto della gara.

“Iniziamo l’odissea della finale provinciale di under 13. Gli animi sono quelli giusti: voglia di giocare, divertirsi, tanta paura ed emozione”.

Poi parte una cronaca dei vari set. Tra una virgola e l’altra, l’emozione di allenare un gruppo coeso di ragazze con una grande passione, la pallavolo. Dorgali, come scrive Daniela Lepori, a un certo punto vince un set. “Siamo andate fuori di testa, c’è chi piange perché convinta che il set sia stato perso per colpa sua, chi piange di rabbia contro l’arbitro per le sue sviste… attimi strazianti in panchina”.

Ma niente panico, a raccolta tutte le ragazze, qualche sgridata, qualche lezione di vita e una grande conclusione: “Siamo una squadra” dice loro “e il nostro motto è divertirsi giocando e lasciando fuori dai pensieri gli errori”.

Quando meno ce lo si aspetta, si torna quelle di prima. Ma non basta.

“Perdiamo la testa e addio finale regionale… Ci andrà il Dorgali”.

Il pubblico non smette di applaudire, scrive Lepori, e di confortare le piccole ogliastrine.

“La delusione è grande ma lasciamo il campo ricevendo gli applausi e i complimenti del pubblico avversario, sportivissimo!”

Ma poi, una sorpresa: “Entriamo negli spogliatoi e le ragazze sono troppo in silenzio per essere loro”. Si canta e così si riaccendono gli animi.

“Tiro fuori dal mio zaino due bombolette spray gialle di carnevale e inizio a pitturarmi i capelli: avevo promesso che mi sarei fatta bionda se avessimo vinto, e le ho accontentate in parte!”

Assolta, questo ha disposto il Tribunale di Sassari per la 34enne Sara Gaspa – di Santa Maria Coghinas, Sassari – che era stata accusata di infanticidio dopo avere aver partorito un bambino nato già morto e aver dichiarato di non essere a conoscenza della gravidanza.

A riportare la notizia, Ansa.

Quando, nel 2006, avvennero i fatti la giovane donna viveva in un tugurio, in una situazione di degrado. Gravidanza inconsapevole, questa la tesi dell’avvocato della donna che ha sempre detto che si trattò di una morte intrauterina prima della nascita. Il pm aveva invece sollecitato una condanna a quattro anni. Il collegio del tribunale ha assolto la donna.