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“Il Natale che vorrei”. Gli auguri del Vescovo Mura alla comunità ogliastrina

Il vescovo Antonello Mura

Il vescovo Antonello Mura

Pubblichiamo il messaggio che il vescovo Antonello ha scritto per il mensile diocesano L’Ogliastra in occasione del Natale 2018. Anche dal titolo: “Il Natale che vorrei”, emerge il desiderio di una festività che ci riporti all’essenziale, quella di ritrovarci, nessuno escluso, accanto a Gesù, in un ideale presepio in cui ciascuno trova il suo posto e quello di Dio nella sua vita.

 

Il Natale che vorrei c’è già stato, ma non si è ancora totalmente compiuto né in me né attorno a me. E neanche nell’umanità. Manca sempre qualcosa. Manca soprattutto Qualcuno.

Il Natale che vorrei ha i colori della festa più bella, e riesce a dare un senso, un’origine e una bellezza a tutte le cose, al presente e al futuro. Perché è il solo che può illuminare le luminarie, non il contrario. Il Natale che vorrei non richiede molti impegni, né molti pacchetti da preparare. Non ha bisogno neanche dell’albero di Natale e forse neanche del presepe, perché invita a preparare un presepe più profondo, quello dentro di noi.

Il Natale che vorrei lo immagino stipato di gente che cammina con un gran bel desiderio: incontrare da vicino Dio, per ascoltarlo e parlargli, persino per toccarlo. Rallegrandosi di vederlo crescere accanto a loro, ma soprattutto dentro di loro. Il Natale che vorrei permetterebbe ad alcune persone di stare più vicino al Bambino. Antonietta, prima di tutti, perché sarebbe felice di sorridere e di far sorridere anche Dio, senza scandalizzarsi nel vederlo bambino, e con tanta voglia di accarezzarlo e di abbracciarlo. Poi Giovanni, che sa stare in compagnia e ama la vita, nonostante i sacrifici che comporta e, ultimamente, gli acciacchi che ha iniziato a sentire. E con loro tanti giovani, soprattutto quelli che sanno sorprendersi e stupirsi delle belle notizie, mai mortificati dalle brutte e sempre coraggiosi nel pensare al loro futuro e a quello della società.

Davanti a Lui, anzi molto vicino sarebbe presente anche Pietro, senza lavoro e con famiglia a carico; Paola, che come un gigante lotta contro una malattia per nulla benedetta; Sarah e Bikila, fuggiti alla guerra e alla fame, che parlano e si fanno capire con gli occhi, e ancora Roberta e Francesco, sposi da un anno e in attesa di un figlio. E tanti altri, che Lui accoglierebbe a braccia aperte.

Nel Natale che vorrei, accanto alla capanna ci sarebbero certamente anche due persone di cui non conosco il nome, ma ai quali voglio un sacco di bene a prescindere. Uno l’ho incontrato tante volte sulle scalinate di una via molto frequentata, con le sue vesti stracciate e maleodoranti: non chiedeva nulla e non invocava attenzione, ma osservava sorridente il frettoloso correre dei passanti. L’altra è una donna umiliata dal marito, ferita nella dignità, costretta a fuggire da lui per salvarsi.

Nel Natale che vorrei troverebbero posto, vicino al Bambino, tutti coloro che si preoccupano degli altri, della fragilità dei bambini come della debolezza degli anziani: genitori, educatori, volontari, medici, infermieri… Non mancherebbero neppure coloro che annunciano la buona Notizia, quello di un Dio che continua ad esserci: sacerdoti, religiose, religiosi e animatori della fede; quelli che avendo il dono della sapienza e della cultura – come i docenti – la donano senza presunzione; chi si occupa autenticamente del bene comune; chi ha la creatività come dono e l’arte come stile.

Nel Natale che vorrei non posso né voglio dimenticare nessuno. Anche perché il Natale che vorrei c’è già stato. Qualcuno l’ha voluto per sempre, come un Dono che nessuno può consumare o sciupare. Da quel giorno Dio si è fatto uomo, e non si è mai più pentito.

Buon Natale, e sereni giorni nel 2019!

Mons. Antonello Mura

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