ogliastra.vistanet.it

“Il giovane che combatte per la libertà dei Curdi”: la pagina Facebook di “Luisi” Caria colma di messaggi di solidarietà

Provengono da amici, parenti, compagni politici, intellettuali e associazioni i numerosissimi messaggi di solidarietà nei confronti di Luisi Caria, che esprimono stupore e indignazione per l’accusa, ancora non formalizzata di terrorismo. Pierluigi Caria, figlio di Angelo Caria, fondatore di Sardigna Natzione, cresciuto in ambienti indipendentisti è stato in Siria per combattere al fianco del popolo curdo, quindi contro i terroristi dell’Isis. Luisi era in procinto di partire per l’Iraq da dove poi avrebbe raggiunto la Siria per riprendere la sua battaglia a sostegno dei curdi. Caria ha sostenuto il PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, ritenuto dalla Turchia e dalla Ue un’organizzazione terroristica che però ha sempre combattuto contro l’Isis.

Per questo l’accusa di terrorismo risulta inaccettabile, il 33enne nuorese, è sospettato di essere una delle due persone col viso occultato, che compaiono nelle immagini diffuse sui social, in cui uno dei due imbraccia un fucile e l’altro tiene alzato il pugno sinistro, in primo piano la bandiera di Bretagne Antifasciste e quella dei Quattro Mori. A Caria dopo una perquisizione è stato sequestrato il telefono cellulare e il passaporto, inoltre gli è stato imposto il divieto di espatrio, nell’ambito di un’indagine dell’Antiterrorismo della Polizia e della Digos di Nuoro sulle attività di combattimento all’estero. Anche Antonello Pabis, presidente dell’ASCE, Associazione Sarda Contro l’Emarginazione, ha subito una perquisizione. Dalla redazione del Manifesto Sardo, a Liberu, Liberos Respetados Uguales, da Bastianu Compustu di Sardinia Natzione a Omar Onnis il pensiero è unanime: non si può parlare di accuse di terrorismo nei confronti di chi si espone in prima persona, in luoghi dove si rischia la vita per la libertà e l’indipendenza di un popolo, e per sostenere chi combatte i veri terroristi.

C’è chi parla più o meno velatamente di atti intimidatori, e chi si domanda da dove sia in realtà partito l’ordine per eseguire questa operazione. E qualcuno come Caminera Noa arriva a ipotizzare un tempismo calcolato: “Non ci sorprende affatto che simili accuse vengano fatte alla vigilia delle elezioni regionali- afferma in un comunicato Caminera Noa- poiché è chiaro l’intento di inquinare il dibattito politico e nascondere ai sardi la natura dei loro problemi, a cominciare dall’occupazione militare, dalle devastazioni ambientali e dalla produzione e il traffico d’armi che interessa l’isola e che vede da sempre contrapposti coloro che si battono nelle file del movimento per l’emancipazione nazionale e sociale del popolo sardo”. Ma sono tanti anche i messaggi di solidarietà provenienti da persone comuni, che in quella bandiera hanno visto un motivo di orgoglio e hanno avvertito l’esigenza di manifestare a Luisi il proprio sostegno contro un’accusa che comunque rimane tutta da dimostrare.

Exit mobile version