ogliastra.vistanet.it

Il calcio: una passione di famiglia. Il calciatore Marco Mancosu racconta la promozione in serie B col Lecce

Marco Mancosu, classe 1988, è un calciatore di origine ogliastrina, attualmente in forza al Lecce. Nato a Cagliari da padre di Arzana e da madre di Gergei, ha due fratelli anch’essi calciatori: Matteo (di quattro anni più grande) e Marcello (di quattro anni più piccolo). Dopo la vittoria del campionato e la promozione in serie B con il club pugliese, il centrocampista sardo racconta la sua esperienza in un’intervista per Vistanet.It.

Marco racconta del recente successo e del punto di forza che ha portato la squadra in B. «Ci siamo riusciti grazie alla costanza dei risultati e soprattutto non abbiamo mai mollato neanche quando le cose andavano un po’ più storte» spiega.

Risultato questo, frutto di un lavoro continuo che il calciatore ha svolto nel corso degli anni. Una passione per il calcio nata molto presto «mi sono appassionato intorno agli otto anni – ricorda Mancosu- e poiché a mio padre e a mio fratello maggiore piaceva questo sport mi hanno trasmesso la passione, la quale è poi cresciuta negli anni.»

Durante l’adolescenza arriva la chiamata del Cagliari, una notizia per il giovanissimo talento che non arriva come un fulmine a ciel sereno «la chiamata per me non è stata così improvvisa, mi aspettavo un po’ meno la trafila nelle giovanili e l’esordio in prima squadra.»

Tra i ricordi di Marco Mancosu l’esordio in serie A nel 2007, quando il calciatore era un 18enne, un episodio, nella sua mente indelebile «ricordo benissimo il giorno, anche perchè ho inaugurato l’esordio con un gol, è uno dei momenti più belli della mia vita e che non potrò mai dimenticare.»

Nella stagione 2007-2008, dopo aver compiuto l’esordio, iniza a mettere minuti nelle gambe, e i pensieri corrono a quel tempo «è stata una stagione esplorativa,- racconta Marco- non ero ancora pronto e avevo molto da imparare. Però è stata anche molto bella perché ho avuto modo di giocare a San Siro, all’Olimpico e a Firenze, stadi che ogni bambino sogna di calcare.»

L’estate di dieci anni fa è significativa per il calciatore, nel 2008 viene infatti ceduto in prestito al Rimini , un’esperienza con alti e bassi «la città è molto bella, però poiché era la mia prima esperienza fuori casa ho avuto difficoltà ad ambientarmi, infatti a gennaio sono tornato a Cagliari. È stata una stagione particolare ma mi è servita molto.» Ma non è l’unica volta che il giovane si trova ad affrontare un distacco da casa, nella stagione 2009- 10 infatti ad accoglierlo “in prestito è la Toscana, gioca infatti nell’Empoli in serie B «in quella stagione, ancor di più di Rimini, ho dovuto masticare amaro, ho giocato pochissimo e ho capito che se volevo fare qualcosa di grande dovevo mettermi a lavorare di più, però proprio per questo motivo è stata una delle stagioni più importanti.»

Acquistato nella stagione successiva dal Siracusa, Marco parte alla volta della Sicilia, dove rimane per due anni «mi sono trovato bene,- ricorda Marco- un anno abbiamo ottenuto la salvezza e in quello successivo abbiamo ottenuto la premiazione che però purtroppo ci hanno annullato per via dei punti di penalizzazione. Comunque sono state due stagioni importanti a livello personale sia per le prestazioni, sia per i tanti gol, e ciò mi ha reso molto più maturo calcisticamente.»

Nel luglio del 2012 viene ceduto prima in prestito, poi acquistato definitivamente dal Benevento che oggi gioca in Serie A. «Sono stati due anni duri, perché la squadra non è riuscita ad ottenere buoni risultati. Per il numero di gol sono state le mie due migliori stagioni, da questo punto di vista non mi posso lamentare, però tutto è collegato ai risultati della squadra, che purtroppo non sono stati all’altezza.»

Due anni dopo arriva l’acquisto alla Casertana, ancora una volta tappa fondamentale nella carriera calcistica del giovane «a Caserta ho passato due stagioni indelebili della mia carriera, inoltre è nata mia figlia che si chiama Gioia e sono molto legato a questa città.»

Nel 2016, la svolta,  il Lecce dopo essere andato più volte vicino alla promozione in Serie B, decide di rinforzare la rosa, acquistano Mancosu per dare più qualità al centrocampo. «La stagione scorsa è stata molto bella fino a marzo, quando ho procurato un infortunio e ciò mi ha fatto saltare la fine del campionato in cui abbiamo perso la sfida decisiva con il Foggia e mi è dispiaciuto molto non aver potuto dare il mio contributo. Però quest’anno abbiamo raggiunto l’obbiettivo» spiega il 30enne.

Il calcio unisce la passione e il lavoro per Mancosu, un lavoro che grazie al costante allenamento l’ha portato in alto «ci sono tante cose belle nel calcio, a me piace molto soprattutto giocare a pallone, allenarmi ventiquattro ore al giorno e ringrazio Dio che mi ha dato l’opportunità di diventare un professionista. Ci sono cose belle e brutte, ma quelle dipendono dai risultati della squadra e dai risultati personali.»

Di emozioni il calciatore sardo ne ha vissute parecchie ma ciò che ricorda con più calore sono tre cose ben precise: «metto a pari merito l’esordio in Serie A, questo campionato vinto, che è un qualcosa di veramente stupendo, in una piazza come Lecce in cui vivono di calcio in modo sfrenato e il rigore al 93esimo che ho trasformato in un derby contro la Salernitana che mancava da ventitré anni.”

Punto fermo nella carriera calcistica di ogni giocatore è di certo la figura dell’allenatore, Marco ne ha conosciuto tanti e racconta: «con quasi tutti gli allenatori ho avuto un ottimo rapporto. In Serie A mi hanno dato molto Giampaolo e Allegri, è stato un privilegio essere allenato da due grandi figure come loro, in Serie C mi hanno aiutato molto Sottil, Padalino e Liverani

Con i vari allenatori  il calciatore ha ricoperto altri ruoli oltre all’esterno di centrocampo, ma non solo «ho fatto anche la seconda punta, il trequartista ma da un paio di anni mi sono stabilizzato mezz’ala e penso che quest’ultimo sia il migliore.»

Marco Mancosu, non è solo un calciatore ma anche un tifoso, e un modello lo seguono anche  i professionisti come lui stesso racconta svelando il nome del giocatore che più lo ha ispirato: «Kakà è stato il mio idolo da ragazzino perché oltre al Cagliari tifavo anche il Milan. Cercare di imitarlo è stato uno dei miei obiettivi,  per quanto possibile.»

Tra i centrocampisti, preferiti, della nazionale italiana, Marco Mancosu non ha dubbi: «mi piace molto come gioca Barella e penso che avrà un futuro radioso, perché se lo merita.»

Articolo scritto da Alberto Melis in seno al progetto di alternanza scuola/lavoro della 3C del Liceo Scientifico di Lanusei

Exit mobile version