ogliastra.vistanet.it

Ogliastrini nel mondo. Alessia Usala, da Arzana alla verde Irlanda

alessia usalaAlessia Usala di Arzana, classe 1996, dopo aver conseguito la maturità classica a Lanusei ha deciso di mettersi alla prova con una realtà completamente inesplorata: il mondo dei “ragazzi alla pari”.

Quando e perché hai deciso di lasciare la Sardegna?

Dopo la maturità ho deciso di andare a Nuoro per frequentare una scuola di moda. Ho capito che non era la mia strada e sono quindi partita per fare la ragazza alla pari. Inizialmente sono stata in Scozia ad Aberdeen da gennaio a marzo. Adesso mi trovo invece in Irlanda, ad Athlone. Ho deciso di lasciare la Sardegna principalmente per imparare l’inglese, che oggi è fondamentale per qualsiasi cosa si vorrà fare in futuro.

Cosa intendi per ragazza alla pari?

E’ grazie a un sito, , che sono diventata un’au-pair, una ragazza alla pari. Ogni au-pair parte all’estero per andare a stare in una famiglia nella quale fare da baby-sitter. Io per esempio, li aiuto a fare i compiti, lavo i loro vestiti e riordinano la loro cameretta. Le mansioni e le ore di lavoro non sono mai fisse, cambiano da famiglia a famiglia in base al contratto che dovrebbe essere stipulato all’arrivo. I datori di lavoro sono i genitori dei bambini che danno vitto, alloggio e una paghetta settimanale; le spese di viaggio sono a proprio carico.

Come ti trovi nella famiglia in cui stai ora? Perché ti sei trasferita?

Non mi trovavo bene con la famiglia che avevo prima. I bambini che ho adesso invece, di quattro, sette e dieci anni, sono molto affettuosi anche i genitori sono molto disponibili e gentili. Gestisco molto liberamente i miei tempi, non ho molte imposizioni da parte loro anche se ci sono alcune mansioni che sono obbligatorie.

Qual è l’aspetto migliore di questa esperienza? Quello peggiore?

Sicuramente imparo in maniera più efficace l’inglese, ma mi piace molto anche mettere in discussione me stessa e le mie abitudini. Ogni famiglia infatti ha il suo schema, cambiando famiglia si cambia tutto. Non sempre l’esperienza risulta essere rosa e fiori, può capitare che la famiglia mantenga una certa distanza con l’au-pair e che il rapporto sia soltanto “contrattuale”. Almeno uno sforzo di contatto ci deve essere, da entrambe le parti: au-pair vuol dire anche dare e ricevere fiducia.

Consiglieresti questa esperienza a ragazzi più giovani?

Assolutamente sì. Bisogna imparare a cavarsela da soli, perché la famiglia ospitante non potrà essere sempre d’aiuto. Certamente è necessario cercare di imparare la lingua e conoscere la città, ma soprattutto bisogna cercare di adattarsi, di cambiare se necessario, anche le abitudini più radicate. Il fatto di vivere una vita così diversa è sicuramente utile per crescere. Prima che partissi, mi hanno consigliato di essere pronti a tutto perché non si può sapere ciò che ti aspetta. Se si decide di partire, bisogna capire che può capitare qualsiasi cosa.

Progetti per il futuro?

Ho qualcosa in mente, ma credo che questa esperienza sia utile al di là di quale carriera deciderò di intraprendere. Mi sono accorta che mi ha aiutato a superare diversi limiti a volte anche sciocchi, e questo sicuramente mi servirà in futuro.

 

Filippo Melis

Exit mobile version