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Lubna Aljaouni, da Amman a Sassari, “alla scoperta di nuove culture”

Lubna Aljaouni ha 22 anni e arriva dalla Giordania, ma in realtà ha origini palestinesi. Attualmente si trova a Sassari per portare a termine un tirocinio universitario presso la Facoltà di Lingue e letterature straniere. I suoi sogni nel cassetto? Diventare un’insegnante e poter conoscere sempre nuove culture.

Qual è la situazione politica, economica e sociale del tuo paese?

La Giordania, paragonata ai paesi confinanti, per quanto riguarda la sfera politica, è un paese abbastanza “tranquillo”. Sempre rispetto ai vicini, non è uno stato ricco dal punto di vista economico quanto lo è, invece, dal punto di vista culturale. Lo stato investe tantissimo sull’istruzione e infatti garantisce un corso di studi gratuito ed obbligatorio per tutti gli studenti al di sotto dei diciotto anni.

Perché tu e la tua famiglia avete deciso di lasciare Israele?

Vorrei iniziare precisando che Israele non è uno stato legale e riconosciuto, ma un governo che si è imposto sui cittadini palestinesi al termine del conflitto Israeliano-Palestinese. Ed è proprio da questo conflitto che nel 1948 sono fuggiti rifugiandosi in Giordania, precisamente nella città di Amman. Fuggendo non si sono lasciati dietro solo la propria terra, ma anche il diritto di poterci ritornare un giorno. E questo diritto l’abbiamo perso anche io e i miei genitori. Altri miei parenti, a differenza dei miei nonni, hanno preferito rimanere a Gerusalemme, città d’origine dei miei nonni, o andare ad abitare a Gaza.

Sei una studentessa universitaria. Perché come meta del tuo Erasmus hai scelto la Sardegna?

Studiando italiano all’università, volevo venire in Italia a tutti i costi. L’Università di Sassari era l’unica facoltà italiana di lettere nella quale potevo andare. Fondamentale è stato questo il motivo della mia scelta, ma se col senno di poi mi chiedessero se voglia rifare questa esperienza, direi certamente di sì.

Questa esperienza è ormai giunta al termine. Cosa ti mancherà di più e cosa ti porterai dietro per sempre di questa avventura?

È una domanda difficile. Mi mancherà tutto. Mi mancheranno le persone, lo stile di vita e il cibo di questo bellissimo posto. Mi mancheranno gli amici che ho incontrato e la loro compagnia. A differenza di altri studenti Erasmus che si sono innamorati principalmente del posto, io mi sono innamorata delle persone e del loro carattere. Tra le esperienze che non potrò mai dimenticare ci sono sicuramente quella fatta con l’associazione Ponti nei Muri, con la quale ho portato avanti il progetto “Cinque profumi della Palestina”, che prevedeva l’insegnamento dell’arabo a persone di tutte l’età e una piccola esperienza presso un centro Caritas dove ho visto e toccato con mano tantissime realtà a me sconosciute.

Quali differenze hai riscontrato tra i giovani giordani e i giovani sardi?

Più che differenze, ho visto tanti punti in comune. I sardi, infatti, assomigliano tantissimo agli arabi sia per il modo di pensare sia per il carattere. Le uniche differenze le ho trovate nel modo di vestire, ma neanche tanto qui quanto al nord Italia. Ho visto ragazzi con i capelli verdi e azzurri, cosa che in Giordania sarebbe impossibile anche per le ragazze. Poi, una cosa che mi ha colpito è stata il fatto che i ragazzi sardi sembrino più grandi rispetto ai giordani, sia fisicamente che caratterialmente.

Raccontaci delle vostre tradizioni.

Le feste principali in Giordania sono ʿĪd al-fitr (la festa che conclude il Ramadan) e ʿĪd al-aḍḥā (la festa del sacrificio). Le feste sono sempre di venerdì e sabato. Ogni venerdì c’è la preghiera, che è un po’ come la messa dei cristiani, e, dopo che tutta la famiglia si riunisce, si mangia un cibo tradizionale che si chiama Mansaf. I rapporti familiari, infatti, sono molto forti anche nelle grandi città: viviamo quasi tutta la vita vicino ai nostri genitori. Un vestito tradizionale del mio Paese, che poi si è diffuso in tutto il mondo, è la Kefiah, un copricapo tipicamente bianco e rosso. Da noi c’è anche il Dabka che è un ballo tradizionale molto simile al ballo sardo.

Qual è la situazione della donna in Giordania?

La donna giordana è libera. Chi dice che è sottomessa all’uomo parla senza sapere. A livello di riconoscimento dei diritti, la sua situazione non è né migliore né peggiore di quella della donna italiana o europea. In Giordania, infatti, ci sono insegnanti, dottoresse e poliziotte. A governare col re c’è la regina Rania di Giordania, che, dopo essersi battuta a lungo per migliorare la condizione della donna in Giordania e nei paesi islamici in generale, ha ricevuto il titolo onorario di Colonnello delle Forze Armate Giordane.

Come vorresti che fosse il tuo futuro?

Esattamente ancora non lo so. Mi piacerebbe diventare un’insegnante o una giornalista.

Se ne avessi la possibilità, torneresti in Sardegna?

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