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Esplode la crisi in Comune. Lerede si è dimesso

Il sindaco Lerede

Il sindaco Lerede

Sono le nove e mezza in punto quando il sindaco di Tortolì, Mimmo Lerede (Pdl), scende velocemente le scale del palazzo municipale di via Garibaldi. Camicia celestina e pantaloni blu navy, il primo cittadino, scuro in volto, entra come un fulmine nell’ufficio protocollo al pianterreno del Comune.

 

E’ un blitz che dura pochi secondi. Giusto il tempo di consegnare la lettera di dimissioni all’impiegato e di chiudere la porta alle sue spalle per poi riguadagnare le scale verso il suo ufficio al terzo piano. Inutile chiedergli se ha qualche dichiarazione da fare. “Assolutamente no”  è il suo lapidario commento. Con lui  l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Stochino. Il collaboratore più stretto, l’assessore finito al centro della tempesta che Lerede ha difeso a tutti i costi sino ad arrivare all’epilogo di questa mattina.

 

Che la situazione fosse diventata incandescente lo si sapeva da tempo. Tutto inizia in piena estate con la richiesta da parte di quattro assessori dimissionari Nuccio Meloni, Fausto Mascia, Marcello Ladu e Massimo Cannas e di altrettanti consiglieri comunali di maggioranza, tra i quali il presidente del Consiglio Monica Fanni, di azzerare la giunta e di defenestrare Stochino ritenuto troppo ingombrante.

 

Ma il sindaco – il confronto tra Lerede e i frondisti  è di qualche giorno fa-  non cede e propone una verifica di sei mesi. Infine quest’ultimo gesto, dettato dalla notizia di un consiglio comunale straordinario sulle tematiche dei trasferimenti delle scuole cittadine convocato a sua insaputa dal presidente Fanni.  Gesto che, tuttavia, potrebbe non essere quello definitivo visto che il primo cittadino ha 20 giorni di tempo per cercare di trovare una soluzione e  tornare sui suoi passi.

 

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