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Sant’Antoni ‘e su Fògu, rito e tradizione a Gairo

Fra devozione e riti ancestrali si è svolta la festa di Sant’Antoni ‘e su Fògu a Gairo. In piazza Melis lunedì 17 un enorme catasta di legna alta quasi cinque metri ha dato vita ad un gigantesco falò. Nel pomeriggio i rituali han preso inizio con la costruzione de su barracu, simbolo della devozione dei fedeli, destinato ad ardere tutta la notte dopo la benedizione rituale.

Successivamente allo svolgimento della messa, sa paniscedda, il pane della tradizione, è stato offerto insieme ai dolci e il vino. La serata ha proseguito con la degustazione di prodotti tipici offerti dai pastori che hanno accompagnato i balli sardi. Questa festa, in onore del Santo Patrono del fuoco, qui a Gairo è sempre stata organizzata dai cacciatori del paese, coadiuvati dai soci della Pro Loco locale e dall’amministrazione comunale. Tutti i parenti degli organizzatori e gli abitanti, usano portare qualcosa dalle loro case, tutti danno una mano ad apparecchiare le lunghe tavolate e servire le pietanze agli ospiti; i cacciatori offrono il vino per dare il “benebennius” (benvenuto) mentre altri badano agli spiedi.

Gli Odori degli arrosti danno subito la sensazione di festa. Gairo associa a su Fogoroni, l’appuntamento con la sagra del cinghiale, ma coglie anche l’occasione per invitare cittadini ed esperti a discutere sul futuro e la valorizzazione delle risorse naturali del paese.
Nel frattempo la temperatura è scesa quasi a zero gradi, ma il grande fuoco, il buon vino e i balli hanno aiutato a non sentire il freddo. Durante il banchetto, si mangia e si balla, con passione talmente grande da coinvolgere tutti. Adulti e bambini sono parte di un’evento che esprime un sentimento e un calore tale da far riunire i partecipanti in una grande famiglia.

Servizio Fotografico e Articolo a cura di Paolo Pigliacampo e Stefano Cadeddu

 

 

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