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L’evoluzione delle truffe nella provincia di Nuoro spiegata dai Carabinieri

“I moderni mezzi di comunicazione e l’informatizzazione sono il segnale di una società in evoluzione che cerca sempre più di “facilitare” il suo modo di vivere. Ma se, da un lato, questi strumenti offrono dei benefici, dall’altro, si deve convenire che questo sviluppo tecnologico ha comportato il proliferare di nuovi metodi di commissione di reati e altresì la nascita di nuove fattispecie criminose.

Questa evoluzione ha richiesto una rivisitazione delle tradizionali indagini investigative attuate dalle Forze dell’Ordine, alle quali è stato indispensabile affiancare degli esperti inquirenti capaci di destreggiarsi nel vasto mondo del world wide web.

Poiché nella sola Provincia di Nuoro, i reati commessi con l’utilizzo della rete informatica equivale a circa il 10% del totale dei crimini denunciati presso i Comandi Carabinieri dislocati nel territorio, nella Stazione Capoluogo è stata di recente istituita una sezione apposita al fine di contrastare questo fenomeno, ottenendo considerevoli risultati in tal senso, nel 2017 infatti, su un totale di 70 episodi sono state denunciate 35 persone in stato di libertà.

Le casistiche per quanto riguarda il capoluogo barbaricino risultano essere tra le più svariate. Tra i reati più frequenti vi è sicuramente l’indebito utilizzo delle carte di pagamento. La diffusione di Internet e la possibilità di effettuare acquisti on line ha offerto nuovi spazi per coloro che sfruttano questo metodo per compiere illeciti. Questo genere di reati, le cui transazioni avvengono con accrediti a favore di società estere che le gestiscono per conto di siti web che offrono servizi telematici, viene commesso anche in danno di soggetti che non hanno mai effettuato operazioni on line, i numeri della carta infatti non sempre vengano intercettati mentre viaggiano in rete, ma anche mediante altri sistemi, tra questi l’utilizzo di appositi software generatori di codici.

In seconda posizione troviamo quello delle truffe realizzate attraverso i più noti siti di compravendita online, la tipologia è diversa a seconda dei casi. Nell’ipotesi degli acquisiti si va dalla mancata spedizione, con successivo dileguamento dell’inserzionista, alla merce non ricevuta o diversa da quella richiesta. In quella riguardante invece la vendita, si potrebbe rischiare una falsa dimostrazione di pagamento da parte dell’acquirente (tramite l’esibizione di ricevute non veritiere inerenti ricariche, bonifici ecc..), oppure la famosa truffa cosidetta “alla nigeriana”. (*)

A seguire troviamo un’altra tipologia di reato che negli ultimi tempi sta vedendo larga diffusione, ovvero la diffamazione mediante l’utilizzo dei social network che, per quanto non possa essere aggravata “dal mezzo di stampa” di fatto, secondo i giudici, lo è comunque per via del mezzo della pubblicità. Nel capoluogo barbaricino, negli ultimi 2 anni, sono stati registrati una decina di casi di questo tipo.

Scendendo nella classifica, sicuramente non per ordine di importanza o gravità, incontriamo un’altra fattispecie criminosa che riguarda invece le estorsioni o “ricatti sessuali” originate sempre attraverso l’utilizzo dei social network da gang organizzate, principalmente dalla Costa d’avorio, Nigeria e Filippine. Nel territorio della provincia di Nuoro, dal 2016 sino ad oggi, sono stati denunciati tre episodi di questo genere che hanno visto coinvolti altrettanti cittadini di sesso maschile. Questi, dopo essere stati contattati su Facebook da un account con profilo femminile, venivano invitati a effettuare una videochiamata erotica. In cam gli veniva mostrato il video di un’appariscente ragazza che si spogliava invitandoli a fare lo stesso. La persona che credevano reale in verità era un video pre-registrato, e tutto ciò che loro di risposta mostravano in videochat veniva invece registrato dal malvivente che li ricattava chiedendo dei soldi al fine di non diffondere il video. Grazie all’intervento dei Carabinieri della locale Stazione, nessuno di loro versava soldi, anche se erano ben intenzionati a farlo per via del timore di vedere in qualche modo intaccata la loro reputazione.

Su questo argomento è bene sottolineare che le denunce presentate non rispecchiano i fatti realmente accaduti. Vista la particolarità del reato molte vittime preferiscono lasciare perdere o addirittura pagare, piuttosto che rivolgersi ad una Stazione Carabinieri o ufficio di Polizia.

L’utilizzo dei social-network, inoltre, ha dato luce anche al fenomeno dei profili cosidetti “fake” (falsi), in particolare a quelli che ricadono nel reato previsto dall’articolo 494 del Codice Penale (sotituzione di persona), ovvero quelli creati con fotografie rubate online da altri utenti.

I Carabinieri della Stazione di Nuoro, nell’ultimo periodo, hanno registrato tre casi di questo tipo, uno dei quali scoperto dopo una serie di indagini effettuate sugli indirizzi IP utilizzati dal malvivente per effettuare le varie connessioni online.

Una particolare attenzione, infine, è stata dedicata ai casi delle mancate vendite o dei mancati acquisti. Le indagini svolte dai Carabinieri di Nuoro hanno infatti permesso di rilevare che spesso, dietro ad una fallita trattativa, si nasconde invece l’intenzione di acquisire i documenti di identità del malcapitato venditore/acquirente. Documenti che potranno in seguito essere utilizzati (magari anche grazie all’aiuto di qualche accondiscendente impiegato) per attivare schede telefoniche, carte prepagate e conti correnti, utili per organizzare le false inserzioni e incassarne gli illeciti proventi.

Un cittadino nuorese nell’estate del 2017 è stato vittima di questo tipo di reato, molte inserzioni-truffa inserite in un noto sito di compravendita online, infatti, avevano come riferimento il suo nome, un’utenza telefonica e un codice IBAN a lui intestati.

Il Comando Provinciale di Nuoro quindi esorta tutti coloro che malauguratamente dovessero “incappare” in questi spiacevoli inconvenienti, a denunciarli immediatamente presso gli uffici di questa via Sant’Onofrio.

*TRUFFA ALLA NIGERIANA
truffa perpetrata nel settore della compravendita di beni usati o di prenotazioni di alloggi per vacanze. La tipica situazione è quella in cui una persona reale (il potenziale truffato) mette in vendita o in affitto un bene (automobile, motocicletta o altro bene) inserendo annunci sui più diffusi canali di vendita. Il truffatore quasi sempre è disponibile subito a pagare il prezzo pieno, senza contrattare. A questo punto vi sono diverse versioni:
• viene inviato un assegno da banca estera maggiore del prezzo pattuito al venditore, e dopo alcuni giorni viene richiesto di restituire la parte eccedente. L’assegno internazionale contraffatto è difficile da verificare, e le banche stesse possono avere difficoltà nel verificare l’autenticità;
• vengono richiesti dal truffatore gli estremi del pagamento, e, una volta ricevuti, si viene informati che per diversi motivi non gli è possibile effettuare il pagamento se prima non gli viene mandata una piccola somma di denaro (ad esempio, se il paese è africano, viene richiesta una somma di denaro come pagamento di una fantomatica tassa per effettuare acquisti all’estero, e si promette di restituirne l’ammontare col pagamento finale);
• il truffatore/acquirente dice di essere in un paese, ma di essersi trasferito in un altro paese, e di avere quasi sempre un contatto in Italia, e crea mille sotterfugi per farsi mandare delle somme di denaro.”

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