Che significa “Pare ‘na pupata ‘e ficusecche!”? Andiamo in Cilento a scoprirlo
Il Cilento, terra di mare, di dolci montagne, terra agricola. Il fico è uno dei frutti di cui essa va più fiera e la “Pupata ‘e ficusecche” è un detto la cui spiegazione va cercata proprio tra questi territori, in giro per le stradine, a guardare i generosi alberi di fichi e a prenderne qualcuno, perché no?
Che significa “Pare ‘na pupata ‘e ficusecche!”? Andiamo in Cilento a scoprirlo.
Il Cilento, terra di mare, di dolci montagne, terra agricola. Il fico è uno dei frutti di cui essa va più fiera e la “Pupata ‘e ficusecche” è un detto la cui spiegazione va cercata proprio tra questi territori, in giro per le stradine, a guardare i generosi alberi di fichi e a prenderne qualcuno, perché no?
Vorremmo portarvi in una delle terre più ricche di bellezza e natura del nostro territorio regionale: il Cilento. Terra di mare, montagna, e campi coltivati a frutta e ulivi. In questo prezioso territorio si va, in particolare, molto fieri del fico, frutto dolcissimo che matura proprio in questa stagione estiva. Il Ficus carica domestica è un alimento che ha radici asiatiche.
Fu introdotto nel territorio dai coloni greci tra il VI e il V sec a.C. Già gli antichi autori latini Catone e Varrone conoscevano il fico bianco del Cilento (l’unica qualità nera è prodotta a San Giovanni a Piro). Erano autori che si interessavano della coltivazione dei campi e della loro gestione. Essi ritenevano i fichi un ottimo alimento per i contadini perché dolce e nutriente.
I turisti che in piena estate visitano l’interno del promontorio vedono sui balconi e nei cortili il forte contrasto cromatico tra il rosso dei pomodori posti a seccare in piatti di ceramica e il giallo oro dei fichi messi ad asciugare in appositi vassoi di vimini (gratedda) dalla forma spianata. Una volta eliminata l’acqua in eccesso, i fichi sono imbottiti con mandorle, nocciole, noci, semi di finocchietto e bucce di agrumi. A volte sono ricoperti di cioccolato fondente, variante nata dopo la guerra in onore degli americani che si accaparrarono tutto il prodotto di quell’anno, cedendo in cambio tutto il cioccolato che avevano con loro. Un intraprendente imprenditore del luogo ne fece allora un dolce squisito, che avrà un gran successo: inventò i fichi secchi imbottiti e ricoperti di cioccolato.
Non a caso l’attuale produzione pare sia assorbita in gran parte proprio dal mercato americano. Ancel Keys, che per primo definì la dieta mediterranea, nutrizionista americano che visse in Cilento, a Pioppi, mangiava due fichi secchi tutte le sere prima di andare a dormire.
La tradizione vuole che ogni anno nel giorno di Santa Lucia la sposa regali una “jetta” di fichi al suo compagno, ovvero un bastoncino di legno con i frutti essiccati ripieni di nocciole o mandorle. Non è difficile trovare alberi di fico lungo le strade, né difficile vedere automobilisti di passaggio che si fermano per raccogliere quelli sporgenti sulla strada. Ma il Cilento è terra generosa e a tutti concede. Il gusto della trasgressione commessa aumenta il sapore gustoso del frutto.
ricordiamo un’espressione popolare che ricorda questo frutto delizioso: pupatella di ficusecca dicesi di donna ben apparecchiata, graziosa come una bambolina ma rigida come un fico essiccato. Insomma, un appellativo non troppo cortese affibbiato a quelle non più giovani signore che andavano o meglio vanno in giro, visto che il detto è ancora in auge, con il viso ricoperto di cipria, tale per cui scatta il paragone con le pupattole che i venditori di frutta secca esponevano durante le festività natalizie.
(foto Wikipedia e Tripadvisor)
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