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Thailandia: muore uno dei soccorritori. Nella grotta sempre meno ossigeno

Uno dei Navy Seals thailandesi impegnato nelle operazioni dei 12 ragazzi nella grotta di Tham Luang è morto per mancanza di ossigeno. Lo ha annunciato il portavoce delle operazioni di soccorso. L’uomo, che aveva 38 anni, ha perso conoscenza sulla via del ritorno, e i tentativi di farlo rianimare sono falliti. Si fanno più complicate le operazioni di soccorso visto che si stava lavorando per insegnare ai ragazzi tecniche sub per uscire dalla grotta.

Come riporta Tgcom, la morte del subacqueo solleva seri dubbi sulla sicurezza del tentativo di portare fuori i 12 ragazzi e l’allenatore di calcio attraverso i passaggi angusti della caverna profonda e coperta d’acqua in alcuni tratti del percorso lungo oltre 2 chilometri. Molti dei ragazzi, tra gli 11 e i 16 anni, non sanno nuotare e i subacquei stanno insegnando loro i rudimenti del diving. Ma i passaggi dove è necessario immergersi sono strettissimi e i ragazzi potrebbero dover nuotare soli al buio in acque fangose. Il comandante della marina thailandese, che coordina le operazioni, ha detto che i soccorritori potrebbero avere poca scelta considerato l’arrivo del monsone e il fatto che nelle grotte si stia riducendo l’ossigeno.

Sono necessarie 11 ore per compiere il tragitto di andata e ritorno tra l’entrata della grotta Tham Luang e il punto dove i 12 giovani calciatori e il loro allenatore sono bloccati da ormai dodici giorni. Lo hanno rivelato alcuni soccorritori che hanno percorso avanti e indietro i quattro tortuosi chilometri di distanza, parte dei quali ancora sommersi. In particolare, mentre il primo tratto consente ormai di camminare con i piedi nell’acqua, l’ultimo chilometro abbondante tra la terza base intermedia – che funge da area di sosta e di rifornimento per i soccorsi – e i ragazzi, viene percorso in circa tre ore.

E’ improbabile che l’intero percorso venga liberato dall’acqua prima del weekend, quando sono previste nuove piogge. Anche per questo, all’esterno della grotta altre squadre di soccorritori continuano a perlustrare la giungla sulle pendici della montagna, nella speranza di individuare un’entrata alternativa dalla quale possano essere fatti uscire i ragazzi.

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