Opere d’arte milanesi: il Cristo Morto di Andrea Mantegna, capolavoro sconvolgente e rivoluzionario
Nella Pinacoteca di Brera è conservato il Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti di Andrea Mantegna, una delle opere più sconvolgenti e rivoluzionarie della storia dell'arte. Un capolavoro rinascimentale dalla grande forza espressiva. Lo stile utilizzato dall’artista contribuisce a creare una scena cruda e drammaticamente coinvolgente. Un dipinto umano e meraviglioso, andiamo a scoprirlo.
Opere d’arte milanesi: il Cristo Morto di Andrea Mantegna, capolavoro sconvolgente e rivoluzionario.
Nella Pinacoteca di Brera è conservato il Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti di Andrea Mantegna, una delle opere più sconvolgenti e rivoluzionarie della storia dell’arte. Un capolavoro rinascimentale dalla grande forza espressiva. Lo stile utilizzato dall’artista contribuisce a creare una scena cruda e drammaticamente coinvolgente. Un dipinto umano e meraviglioso, andiamo a scoprirlo.
Cristo morto fu trovato al momento della morte dell’artista. Si tratta di un’opera del 1483, tempera su tela (un’innovazione, perché venivano spesso realizzate su tavola), 66 x 81 cm.
Il 2 ottobre del 1506, Ludovico Mantegna, figlio del grande artista Andrea Mantegna (Isola di Carturo, 1431 – Mantova, 1506), inviò una lettera al marchese di Mantova, Francesco II Gonzaga (Mantova, 1466 – 1519), nella quale l’erede del pittore (ed egli a sua volta pittore) proponeva al sovrano l’acquisto di un’opera rimasta tra i beni del padre dopo la sua scomparsa, così che la sua famiglia potesse estinguere un certo debito. L’opera citata era un Cristo in scurto, ovvero un “Cristo in scorcio”, e sarebbe finita l’anno successivo nelle collezioni del fratello minore di Francesco II, il cardinale Sigismondo Gonzaga: c’è un’altra lettera di Ludovico Mantegna, inviata a Isabella d’Este il 12 novembre del 1507, che documenta il passaggio. Come riporta un articolo de Finestre sull’Arte, non si hanno certezze precise ma quell’opera potrebbe essere proprio il Cristo morto di Andrea Mantegna, uno dei dipinti più drammatici e rivoluzionari del Rinascimento.
Il corpo di Cristo giace su una lastra di fredda pietra coperta da un lenzuolo. I piedi sono esposti e mostrano le ferite dei chiodi sulle piante. Le braccia di Gesù sono abbandonate lungo i fianchi: evidenti i fori dei chiodi. A sinistra sono presenti i dolenti che piangono e vegliano il corpo. Si tratta, probabilmente di Maria, San Giovanni e la Maddalena.
Nessuno, prima di Mantegna, aveva raffigurato un Cristo morto così drammatico, così umano: un freddo cadavere, dal colore terreo, appena deposto dalla croce, più che il figlio di Dio in attesa della resurrezione. Il corpo di Cristo è adagiato su di una lastra di marmo rosso (è la cosiddetta Pietra dell’Unzione), ed è a malapena coperto dal suo sudario che, fatta eccezione per le gambe, lascia scoperto tutto il resto. Il corpo è impietosamente descritto in ogni dettaglio.
Il segno di Mantegna è duro e aspro e la luce e la prospettiva mettono in risalto la scena come mai prima era avvenuto. Infatti contribuiscono ad alimentare il dramma e la partecipazione emotiva di chi guarda, che ha la sensazione quasi di entrare nell’ambiente in cui il cadavere di Gesù è stato trasportato.
Del Cristo morto di Andrea Mantegna sappiamo pochissimo. Non conosciamo neppure la data di esecuzione, e al riguardo gli studiosi hanno avanzato diverse ipotesi. Il capolavoro potrebbe dunque collocarsi attorno al 1475-1480.
Secondo alcuni studi, pare che le versioni dell’opera fossero due. È nota una versione conservata presso una collezione privata di Glenn Head a New York. Secondo gli studiosi, però, si tratta di una copia realizzata nel tardo Cinquecento. Infine, Andrea Mantegna realizzò un disegno ad inchiostro dal titolo Uomo giacente su una lastra di pietra conservato nel Trustee del British Museum. Questa immagine presenta una simile impostazione prospettica.
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