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Strage di uccelli a Roma: centinaia di cadaveri per strada, morti a causa dei botti

Capodanno, cominciano i botti, i fuochi d’artificio e tra gli animali, non solo cani e gatti, inizia il panico. Per un “divertimento” che appartiene solo all’essere umano facciamo finta di dimenticarci che per gli animali spesso significa una condanna a morte ed è esattamente quello che è successo a centinaia di uccelli a Roma.

Per lo più si tratta di storni, zona Stazione Termini: un tappeto di cadaveri sull’asfalto e quei pochi sopravvissuti sono storditi e non riescono a riprendere il volo. Sotto accusa i fuochi d’artificio e i botti che nella Capitale qualcuno ha fatto esplodere nonostante il divieto imposto dall’ordinanza comunale.

Ecco cosa è successo spiegato dalla Lipu (Lega italiana protezione uccelli): “Nella zona di Roma Termini c’è un grosso dormitorio. Gli storni sono animali sociali e la notte formano dei dormitori sulle alberature che possono arrivare a contare molte migliaia di individui. L’esplosione dei botti ha spaventato gli animali che si sono alzati in volo contemporaneamente, in maniera disordinata e al buio e molti individui hanno sbattuto tra di loro e contro i fili sospesi e le barriere architettoniche tipiche del centro città. Questo ha causato la morte di un centinaio di individui e il ferimento di altri”.

Già in passato la Lipu aveva denunciato: “Riguardo gli animali selvatici, in particolar modo per l’avifauna che spesso non viene considerata, lo scoppio dei fuochi artificiali in piena notte provoca danni inimmaginabili; nell’avifauna selvatica un botto causa uno spavento tale che può provocare la morte per infarto o li induce a fuggire dai dormitori costituiti da alberi e siepi (da qui l’importanza del verde urbano e di non capitozzare drasticamente le chiome degli alberi), e a volare al buio alla cieca anche per chilometri, andando a morire addosso a qualche muro o cavo elettrico; quelli che riescono ad atterrare o a posarsi su un manufatto, spesso muoiono investiti dalle automobili o assiderati a causa delle rigide temperature invernali ed alla mancanza di un riparo. Gli uccelli recuperati ancora vivi che vengono di solito portati ai Centri di recupero fauna selvatica , incrementano i costi per le cure e gli orari di lavoro ai danni dei volontari, cosa che può benissimo essere evitata con il divieto dell’uso di tali fuochi”.

 

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