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Accadde Oggi: il 3 ottobre 2013 a Lampedusa la strage dei migranti. 368 persone persero la vita nel naufragio

L’articolo 1 della legge 21 marzo 2016, n. 45, pubblicata sulla Gazzetta ufficiale n.76 del 1° aprile 2016, ha istituito la ricorrenza della “Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”, per ricordare chi “ha perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria”.

Sono passati sei anni dalla tragedia del 3 ottobre del 2013, quando al largo dell’isola di Lampedusa 368 migranti persero la vita in uno dei più tragici naufragi avvenuti dall’inizio delle ondate migratorie degli ultimi anni, ma nel mar Mediterraneo si continua a morire. Da gennaio 2014 al 20 settembre scorso sono stati oltre 17mila i migranti che hanno perso la vita o che risultano dispersi nelle acque del Mediterraneo nel tentativo di raggiungere l’Europa. Lo ricorda Fondazione ISMU in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, che si celebra il 3 ottobre.

Dal 2014 hanno perso la vita nel Mediterraneo oltre 17mila migranti. A settembre 2018 sono 8 morti al giorno, un migrante su 5 che provano la traversata. Nonostante nel corso dell’ultimo biennio ci sia stato un considerevole calo degli sbarchi di migranti sulle coste europee rispetto agli anni passati, dovuto soprattutto agli accordi con la Turchia prima e con la Libia successivamente, il tasso di mortalità è aumentato.

Infatti, le traversate sono sempre più pericolose e le operazioni di ricerca e soccorso in mare ad opera delle navi delle Ong hanno subito diverse restrizioni di tipo legale e logistico. Dal 2013 a oggi sono stati oltre 15.000 i morti e dispersi. Un’ecatombe paragonabile a quella di una guerra.

Nel 2016 il Senato ha proclamato il 3 ottobre la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione; di tutte le vittime dell’immigrazione: donne, uomini, bambini, bambine che hanno perso la vita cercando di oltrepassare un confine e che ancora oggi sono vittime di viaggi rischiosi in cerca di una vita migliore. Se la terra fosse sicura nessuno rischierebbe la vita in una traversata disperata, nessun genitore metterebbe in mare un bambino se il luogo da cui proviene non offrisse alcun tipo di speranza futura.

 

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