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“Nessuno mi ha aiutata. Diceva: vi brucio tutti”, parla la mamma dell’11enne ucciso dal padre

“Vi brucio tutto, con voi dentro”: era stata una delle ultime minacce, rivolte alla famiglia, da Gianfranco Zani, artigiano di 53 anni, che il 21 novembre ha appiccato il rogo che ha ucciso il figlio, secondogenito, nella loro casa di Sabbioneta (Mantova). Come riporta TgCom, la tragedia è avvenuta dopo un’escalation di violenze finite nelle denunce senza esito fatte dalla moglie Silvia Fojticova, 39 anni. “Ho fatto di tutto per difenderli, ma non mi hanno aiutato”, racconta.

L’uomo era stato allontanato da casa dopo le aggressioni ai danni della moglie slovacca e dei figli, Alex (17 anni), Marco (11) e Fabio (3). C’era stata anche una segnalazione dell’ospedale dopo la medicazione di Alex per le ferite riportate a seguito dell’ennesima violenza domestica. La donna, che una settimana fa aveva depositato una richiesta di separazione, racconta gli ultimi giorni prima della tragedia dall’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore. Come scrive La Repubblica, il 9 novembre il marito che viveva ancora con loro ha di nuovo una crisi e inizia a essere aggressivo con la 39enne e i figli che tentano di difenderla. Lei riesce a filmare tutto e dopo l’ennesima denuncia dalla Procura di Mantova scatta la richiesta di misura cautelare, ma il gip sceglie di eseguire una misura più blanda: l’allontanamento dalla villetta e il divieto di avvicinarsi per il raggio di 100 metri.

La famiglia era stata anche trasferita in una casa protetta, in cui era stata per tre giorni, prima di fare ritorno nella casa dove è avvenuta la tragedia. Gli avvocati di Silvia avevano anche fatto richiesta per far cambiare la serratura, ma nessun giudice si era ancora pronunciato. Erano tornati dalla casa protetta da poco, e “quel giorno – afferma Silvia – stavo rientrando a casa dopo aver accompagnato il più grande dei figli all’oratorio, Marco aveva deciso di rimanere a casa perché voleva giocare con la Playstation”. La donna si è scontrata con il furgone del marito, che la tampona. Poi lui scappa, lei corre verso casa con un cattivo presentimento. Si trova dinanzi a un muro di fumo, non riesce a entrare, chiama i vigili del fuoco e i carabinieri. Anche i pompieri fanno faticare a entrare in casa. Lei pensa e si consola: “Marco non si è neanche accorto di quello che è successo”, probabilmente stava dormendo nella sua stanza per il riposo pomeridiano.

Zani, che aveva precedenti per rapina e lesioni, è accusato di omicidio aggravato e incendio. Nell’ultimo anno era diventato sempre violento, “beveva notte e giorno”. “Anche prima era aggressivo, ma non a questi livelli”, ammette Silvia al Corriere della Sera. L’uomo, che era rinchiuso nel carcere di Cremona, ha negato di aver appiccato il fuoco. Ora è stato trasferito nell’ospedale psichiatrico per il rischio di atti di autolesionismo.